Stefano, un ragazzo massacrato di botte su un bus perché omosessuale, senza che nessuno dei passeggeri muovesse un dito per aiutarlo. È accaduto l’altro ieri a Torino, nello stesso giorno in cui Elton John attaccava su Twitter Dolce e Gabbana per un’intervista in cui i due stilisti dicevano di essere contrari all’adozione, da parte di coppie gay, di bambini nati in provetta. Poche righe sui giornali per il fatto di Torino; pagine intere per la polemica tra Elton John (gay che ha adottato due piccoli nati grazie alla tecnica dell’inseminazione artificiale) e le due grandi firme della moda che, da omosessuali, la pensano in maniera diversa dalla pop star.
Per come vanno le cose nel mondo dell’informazione (che è specchio, va detto, della società di cui fa parte e dei valori che la strutturano) non c’è da stupirsi della disparità di attenzione tra i due casi. E però un piccolo tentativo di far volgere lo sguardo dai big della moda e dello spettacolo a Stefano e al suo dolore vorremmo farlo.
Per due motivi. Il primo è che i casi di intolleranza verso gli omosessuali sono tutt’altro che espisodi isolati. Accadono quasi tutti i giorni, in tutte le città d’Italia. Provate a sentire a Sassari, ad esempio, chi lavora con l’Agedo (l’Associazione dei genitori di ragazzi omosessuali) o i militanti del Movimento omosessuale sardo. Vi racconteranno che, anche quando non si arriva alla violenza, la marginalizzazione, la discriminazione, lo stalkeraggio sono frequentissimi e che tra i luoghi dove si verificano più spesso ci sono le scuole. Dove i ragazzi dovrebbero essere educati al confronto, al dialogo e al riconoscimento reciproco anche tra orientamenti di valore tra loro molto distanti, il bullismo omofobico è una realtà con la quale studenti e insegnanti si devono confrontare spesso in maniera drammatica.
Rispetto a tutto questo non ci si può distrarre, bisogna mantenere vigile l’attenzione, alta la guardia. Vale una questione di principio: l’affermazione del diritto degli omosessuali a vivere liberamente la loro scelta.
Ma vale molto di più il dolore delle vittime, che spessissimo sono adolescenti, ragazzi e ragazze nel pieno di un passaggio delicato della loro esistenza. È la loro sofferenza, innanzittutto, che rende intollerabile la discriminazione e la violenza.
Il secondo motivo è che l’omofobia è solamente una delle tante forme di sopraffazione su soggetti percepiti come diversi e “disturbanti”. Per i gay è come per gli immigrati, per i rom, per gli ebrei, per altre minoranze etniche o religiose, per i “drop out” che cadono fuori dal cerchio della produzione e del consumo. Ma la riduzione del lavoro a pura variabile dipendente delle logiche
di profitto delle aziende non ha forse lo stesso significato?
Come “disturbante” è percepito il ruolo paritario che le donne si sono guadagnate, frutto di una battaglia lunga e ancora non conclusa contro il vecchio ordine patriarcale.
Insomma, dal volgere del nuovo secolo i fenomeni di intolleranza, anche violenta, variamente connotati crescono in intensità e in diffusione. Sintomo che segnala una malattia serissima delle nostre democrazie. E mentre in Europa montano gli estremismi di destra, alcuni apertamente neofascisti, mai come ora risulta evidente che aver deposto, a sinistra, la bandiera dell’uguaglianza è stata una scelta scellerata.
Articolo di Costantino Cossu, La Nuova Sardegna del 17/03/2015 pag. 17
Immagine di Stefano tratta dal sito bitchyf.it
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