Per la prima volta nella storia, la Corte Suprema americana dovrà pronunciarsi sui matrimoni omosessuali. La maggioranza della popolazione, le multinazionali e le star di Hollywood, tranne alcune eccezioni, per il si.
I giudici della Corte Suprema hanno accolto due ricorsi contro due provvedimenti, uno riferito allo stato della California e l’altro su una legge federale.
Il primo riguarda una sentenza della Corte d’appello federale di San Francisco che ha stabilito che uno stato non ha il diritto di togliere i diritti acquisiti dalle coppie omosessuali sposate. In California, infatti, una legge del 2008 approvata con referendum, la cosiddetta Proposition 8, aveva vietato il matrimonio tra omosessuali che invece era stato garantito fino a quel momento dalla Corte suprema californiana, facendo così prevalere la legge dello stato sulla sentenza.
L’altro ricorso riguarda il Defense of Marriage Act (DOMA), legge federale introdotta dall’amministrazione di Bill Clinton nel 1996: tale legge definisce il matrimonio come unione tra uomo e donna. Legge sulla quale ha fatto ammenda lo stesso Clinton chiedendone la revoca. La decisione che dovrà prendere la Corte suprema federale sarà, in sostanza, di stabilire se tra i poteri del Congresso c’è anche quello di togliere alle coppie omosessuali sposate i diritti di cui godono le coppie eterosessuali sposate, tra cui una serie di benefici sanitari, previdenziali e fiscali. Un’altra parte della stessa legge stabilisce poi che gli Stati Uniti non riconoscono i matrimoni tra omosessuali celebrati in altri paesi.
Al termine del secondo giorno di discussioni in aula, la Corte Suprema Usa sembra incline a dichiarare l’incostituzionalità del Defense of Marriage Act. Se la sentenza finale sul caso “United States v. Windsor” riconoscesse davvero i matrimoni gay al pari di quelli tra persone di sesso diverso, la società statunitense subirebbe una profonda svolta.
“La questione sulla parità dei diritti nei matrimoni per tutti gli americani, non è se passerà, ma quando. Il Paese è cambiato, è non tornerà mai com’era”, ha commentato il legale Jeffrey Tobin sul New Yorker. A dare speranza ai sostenitori delle nozze gay, sono state le parole del giudice conservatore Anthony Kennedy, che come spiega il New York Times ha insistito sul fatto che dovrebbero essere i singoli Stati a decidere sui matrimoni, mentre il governo federale dovrebbe limitarsi a rispettare “lo storico impegno del matrimonio”. Kennedy, sostiene il quotidiano, potrebbe quindi votare, insieme agli altri quattro giudici liberali, per abolire il divieto imposto da Washington di estendere alle coppie gay le agevolazioni fiscali previste per quelle eterosessuali.
Un sondaggio di «Washington Post» e «Abc News» attesta che il sostegno alle nozze gay è al 58%, il più alto di sempre, ma la destra cristiana contesta questi dati. Ralph Reed, leader della «Christian Coalition», ribatte che «nei 34 referendum svoltisi sul matrimonio negli Stati americani i sostenitori delle nozze gay hanno vinto in appena tre occasioni» e Gary Bauer, ex candidato presidenziale repubblicano, aggiunge che «negli Stati liberal l’opposizione non scende mai sotto il 46-45%» a conferma che il fronte del «no» è «assai più massiccio di quanto non affermino i sondaggi d’opinione». Talk show tv, trasmissioni radio, editoriali dei quotidiani e opposte manifestazioni di piazza completano il quadro di una battaglia che coinvolge gli americani assai più della tradizionale diatriba sull’aborto. Anche grazie alle storie personali che la costellano: dall’avvocato conservatore Theodore Olson, con la moglie uccisa negli attacchi dell’11 settembre 2001, che sarà in aula a difendere le nozze gay al senatore repubblicano dell’Ohio Robert Portman che si è schierato a sorpresa a favore dei diritti omosessuali dopo aver appreso che il figlio Will è gay.
FAVOREVOLI. L’attore e regista Rob Reiner è tra gli attivisti che hanno richiesto di assistere alle udienze della Corte suprema di Washington sui gay. A fare il tifo con lui, il collega Sean Penn che nel 2009, stringendo l’Oscar ricevuto per Milk in cui interpretava il primo politico dichiaratamente omosessuale degli Usa, dichiarò: «Chi si batte per vietare i matrimoni gay deve solo vergonarsi». Parole condivise oggi dall’ondivago Arnold Schwareznegger, il Terminator ex governatore della California che ha più volte cambiato idea sulle nozze omosex. Ma anche da un maestro del cinema come Clint Eastwood che, dopo aver bastonato l’operato della prima amministrazione di Barack Obama, sui diritti agli omosessuali si è schierato col presidente. Eastwood, in passato molto scettico sulle unioni omosex, a 83 anni ha firmato la lettera con la quale 100 esponenti del Partito repubblicano chiedono alla Corte suprema di bloccare la Proposition 8, il testo del referendum popolare del 2008 che abolì il matrimonio tra persone dello stesso sesso in California. Alla fine, il vecchio Clint ci ha messo la faccia pur di smuovere la destra più tollerante e aperta di mente, decisiva per vincere la partita. Con lui c’è il compagno di statuette Steven Spielberg che nel 2008 ha donato 100 mila dollari per la causa contro la Proposition 8. «Una discriminazione che non deve, in nessun modo, avere spazio nella Costituzione», ha sottolineato il regista. Lo stesso ha fatto, nel 2012, Brad Pitt, lieto di mettere mano al portafoglio perché «le nozze gay sono inevitabili». Posizione condivisa dalla compagna Angelina Jolie e da George Clooney e altri attori dell’American foundation for equal rights (Fondazione americana per gli uguali diritti) come Whoopi Goldberg e Zac Efron. Nel mondo della musica non potevano mancare Madonna e Lady Gaga a cui si è aggiunta Beyoncé.
CONTRARI Nota stonata nel coro hollywoodiano Mel Gibson, noto per la sua omofobia, il rapper 50 Cents ma anche la stupida e viziata ereditiera Paris Hilton, inqualificabile nel dichiarare, in piena campagna per i diritti agli omosessuali: «Sono disgustosi, arrapati e hanno sempre l’Aids». Contro anche Victoria Jackson, Alan Osmond, Isaiah Washington, controversa star della serie tivù Grey’s Anatomy che ha finito per fare addirittura a botte dopo aver chiamato un collega «frocio» e il regista e scrittore Kirk Cameron. La ‘delusione’ più grande, però, è arrivata da Rupert Everett, fascinoso attore britannico che ha sfondato a Hollywood. Gay e grande amico di Madonna, nettamente (e paradossalmente) contrario ai matrimoni tra persone dello stesso sesso e alle adozioni. «Li detesto e non riesco a pensare a niente di peggio che venir cresciuto da due papà», ha dichiarato tranchant.
Fonti: TMNews, ansa.it, lastampa.it, lettera43.it