La consacrazione è avvenuta il 31 ottobre del 2009.
Maria Vittoria Longhitano è la prima donna ordinata sacerdote in Italia dalla Chiesa Vetero-Cattolica con un rito svoltosi in forma pubblica a Roma lo scorso maggio 2010. Sappiamo però da fonti certe che un’altra donna è stata ordinata vescovo segretamente in Vaticano il 31 ottobre del 2009. Un avvenimento straordinario che non riguarda una gara da Guinness su quale delle due donne detenga il primato italiano del sacerdozio femminile, quanto il fatto che in questo caso l’ordinazione di una donna, tenuta segreta e nel massimo riserbo dall’Autorità Apostolica, è avvenuta validamente e lecitamente in seno alla Santa Sede. Alla donna-vescovo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana (la distinzione dalla Chiesa Vetero Cattolica in questo caso è d’obbligo), è stato poi attribuito il titolo di Arcivescovo di una sede titolare, la cui nomina spetta sempre ed unicamente alla Santa Sede.
Si tratta di una città che conta oltre cinque milioni di abitanti e che non è mai stata eretta a diocesi residenziale in passato, cioè una diocesi a cui non corrisponde la sede residenziale della sua arcivescovo titolare, una località tenuta segreta anche per ragioni di estrema cautela. Un fatto sensazionale, se si pensa che l’arcivescovo-donna in questione, di cui conosciamo la vera identità ma tuteliamo la privacy per la segretezza della sua ordinazione, non è mai incorsa nella scomunica “latae sententiae”, destinata d’ufficio per il delitto considerato tra i più gravi di attentata ordinazione sacra di una donna. Tale scomunica è automatica invece per tutte le donne che ricevono l’ordinazione sacerdotale e per i vescovi che le ordinano di loro iniziativa senza il mandato pontificio ed è riservata, cioè può essere tolta unicamente dalla Sede Apostolica. A tutt’oggi infatti è numerosa la casistica di donne ordinate sacerdote all’estero da vescovi di rito cattolico. Ma in tutti questi casi, sia il vescovo ordinante che le neo-ordinate incorrono automaticamente nella scomunica “latae sententiae”.
Al contrario, il nostro arcivescovo-donna è stata creata lo stesso giorno cardinale “in pectore” e la sua nomina è stata successivamente annunciata pochi giorni dopo ad un ristretto gruppo di cardinali nel corso di un concistoro segreto. Quindi è una porporata di Santa Romana Chiesa la Principessa Rossa. E non si tratta di una religiosa anziana, né di un’accademica plurilaureata con cattedra in teologia, ma di una mamma quarantenne un po’ speciale e casta, che in gioventù si è spesa per i diritti civili di popolazioni in guerra, con tutta l’esperienza di una madre di oggi. Chissà se noi tutti avremo il piacere di vederle imposta pubblicamente la berretta nel corso del prossimo concistoro pubblico? In questo caso sarà o sarebbe proprio il caso di dire: viva Santa Madre Chiesa!
da Gaynews24