Svastichella voleva uccidere. Le motivazioni della sentenza

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Di Massimo Mele il 21 Marzo 2011. Nessun commento

Le motivazioni della giudizio emesso nel gennaio scorso dalla prima sezione penale della Corte d’Appello. Alessandro Sardelli venne condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione

L’aggressione di Alessandro Sardelli, noto alle cronache con il soprannome di Svastichella, contro una coppia omosessuale nell’estate del 2009 davanti al Gay Village di Roma era finalizzata ad uccidere. Ne sono convinti i giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello della capitale che il 13 gennaio scorso lo hanno condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Nelle motivazioni della sentenza i giudici spiegano che la morte di una delle vittime, colpita a coltellate e con un collo di bottiglia, non è avvenuta solo perché si sono verificati “una serie di fattori favorevoli ed estranei alla condotta dell’aggressione” ed è certo che “l’azione lesiva avrebbe potuto comportare il decesso della parte offesa”.

“L’azione aggressiva – scrivono ancora i giudici – è stata diretta avverso una zona corporea della vittima sede di importanti organi vitali e, dopo averne parzialmente lesionato uno (diaframma), ne trapassò un altro (il fegato) cagionando una rilevante perdita ematica che avrebbe comportato ‘senza ombra di dubbio’ (come rilevato dal perito) un esito letale (per dissanguamento) se non vi fosse stato il tempestivo intervento di persone presenti, l’immediato trasporto in ospedale e l’intervento chirurgico durante il quale vennero suturate le lesioni interne e così arrestata l’emorragia in atto”.

Per i giudici di Appello, inoltre, non ci sono dubbi sull’utilizzo del coltello per l’aggressione da parte dell’imputato. Nonostante ciò, la pena inflitta è stata più morbida di quella emessa del gup Rosalba Liso nel gennaio del 2010 che aveva invece previsto una reclusione di sette anni per Alessandro Sardelli. La riduzione è dovuta alla scelta del rito abbreviato che prevede infatti un sconto di un terzo della pena. Le dichiarazioni di Sardelli (che ha sempre negato l’utilizzo del coltello), secondo la Corte, “devono pertanto ritenersi finalizzate ad escludere o quanto meno a sminuire la sua responsabilità in ordine al grave reato contestatogli”

Fonte Repubblica.it

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