Uno degli indagati avrebbe rivelato che la donna ha avuto quattro rapporti sessuali consenzienti, uno dei quali anche con il vigile urbano del I Gruppo, che finora si è difeso dalle accuse sostenendo di essere gay
Roma – Nuovi interrogatori in Procura per i carabinieri del Quadraro. Gli inquirenti hanno ascoltato altri militari dell’Arma in servizio la notte del 23 febbraio scorso nella caserma di via Cincinnato dove una detenuta di 32 anni, arrestata per furto, ha denunciato di essere stata violentata da tre carabinieri e un vigile urbano. Sentite anche alcune persone vicine alla vittima, originaria di Crema, in Lombardia, e giunta a Roma qualche settimana fa per sfuggire come ha raccontato a un ex convivente che la picchiava.
L’indagine, nella quale ci sono finora quattro indagati per violenza sessuale, prosegue speditamente mentre ieri mattina centri sociali e collettivi femministi hanno dato vita a un sit-in fuori dalla caserma del presunto stupro. Intanto i 3 carabinieri indagati sono stati sospesi precauzionalmente dall’impiego per motivi disciplinari dal generale Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma. Ma la tensione non accenna a placarsi: ieri, al Quadraro, sono stati lanciati petardi, uova e altri oggetti contro gli uffici dei carabinieri. G. S., 31 anni, è stato arrestato dalla polizia per danneggiamento aggravato, confezionamento e porto di materiale esplosivo.
Nella sua abitazione gli investigatori hanno sequestrato tre bottiglie incendiarie e una tanica di benzina. Durante la manifestazione, organizzata da Action, un gruppo di donne ha poi scandito slogan contro l’Arma e il sindaco Gianni Alemanno, mostrando uno striscione con la scritta: «Carabinieri/sicurezza, meglio insicure che violentate» . Chieste «le dimissioni di Alemanno, le cui politiche per la sicurezza sono fallite» , hanno spiegato i manifestanti. Qualcuno ha anche tracciato scritte contro i carabinieri sui muri della caserma, che sono state subito cancellate.
Ma è sul fronte delle indagini che la prossima settimana potrebbero arrivare risposte importanti. Gli indagati, trasferiti a Torino, Milano e Cagliari, saranno convocati di nuovo dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Eleonora Fini che interrogheranno anche la trentenne. Da approfondire, secondo gli inquirenti, ci sono alcuni aspetti della vicenda. Uno degli indagati avrebbe rivelato che la donna ha avuto quattro rapporti sessuali consenzienti, uno dei quali anche con il vigile urbano del I Gruppo, che finora si è difeso dalle accuse sostenendo di essere gay. Sarebbe lui l’uomo con il tatuaggio sul braccio riconosciuto dalla vittima.
Fra i militari coinvolti invece ci sarebbero un appuntato e due carabinieri scelti, uno dei quali si trovava già in caserma perché di servizio come piantone. Solo quest’ultimo non avrebbe commesso abusi sulla detenuta. Magistrati e militari del Nucleo investigativo di via In Selci stanno comunque riesaminando il caso, a cominciare proprio dalla versione della ragazza madre, che ha raccontato invece di essere stata trascinata fuori dalla camera di sicurezza e poi costretta a bere alcolici prima dello stupro. «L’impostazione della nostra difesa si basa sul fatto che i militari dell’Arma fossero fuori servizio spiega l’avvocato Carlo Taormina, che assiste uno dei carabinieri.
Se la violenza sessuale non dovesse essere accertata, bisognerà allora stabilire se si possa configurare l’abuso di autorità. Il fatto che la donna fosse detenuta, e quindi priva della libertà personale, costituisce un’aggravante, non il reato. Il mio assistito prosegue Taormina è provato e molto dispiaciuto. Ha detto di aver sbagliato quella notte, di non essere riuscito a controllarsi. Si è rivolto subito al suo comandante perché sperava di evitare qualsiasi pregiudizio d’immagine all’Arma, ma non c’è riuscito»
Da il Corriere della Sera