Nei licei Aristotele, Cannizzaro, Giordano Bruno e Socrate parte l’iniziativa “Voice-Out!” contro le discriminazioni, coordinato dalla Provincia di Roma e co-finanziato dalla Commissione europea
Roma in prima fila per combattere l’omofobia: parte da qui il progetto europeo “Niso”, coordinato dalla Provincia di Roma, che coinvolgerà quattro scuole capitoline e oltre duemila studenti in tutta Europa, con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani e realizzare una campagna di comunicazione creativa per combattere ogni forma di discriminazione sessuale.
Il cuore del progetto, presentato oggi al Liceo Socrate di Roma, è l’edu-game “Voice Out!”, con cui gli studenti – attraverso la creazione di prodotti multimediali – realizzeranno una proposta politica per combattere le discriminazioni verso le persone lesbiche, gay e trans. A lanciare il concorso uno spot realizzato proprio dai ragazzi del Socrate che invita i loro coetanei a “dire la propria con creatività”.
In ogni scuola coinvolta le ragazze e i ragazzi si organizzeranno in due “partiti politici”, con l’obiettivo di sviluppare concrete misure anti-discriminazione. All’interno delle campagne elettorali i partiti formati dagli studenti svilupperanno materiali multimediali per diffondere le loro idee. I compagni di scuola saranno poi chiamati a votare le proposte, diventando protagonisti e sviluppando nuove competenze attraverso il confronto d’idee nel political game.
Questo gioco di ruolo per gli studenti mette in campo una formazione didattica partecipativa, mai sperimentata in Italia per iniziative contro l’omofobia, coinvolge quattro scuole di Roma (Aristotele, Cannizzaro, Giordano Bruno e Socrate) e partner di quattro Paesi Ue (Italia, Olanda, Belgio ed Estonia). Le quattro scuole vincitrici – una per ciascuna delle nazioni partecipanti – saranno premiate con un viaggio a Bruxelles, dove presenteranno al Parlamento Europeo una proposta contro le discriminazioni.
Questo esperimento-pilota rivolto ai giovani può costituire un valido aiuto per la comunità gay, come sottolinea Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center di Roma: “Parlare di omosessualità e transessualità nelle scuole non deve essere un tabù e questo progetto contribuisce ad abbatterlo. Combattere l’omofobia significa non solo curare i danni che provoca, ma prevenirne le cause a cominciare da una corretta informazione e da percorsi educativi non reticenti sul tema”.
In Italia di strada da fare, va detto, ce n’è ancora tanta. In queste settimane il Gay Center sta portando avanti un’indagine sociale sulla condizione dei giovani omosessuali (dai 13 ai 26 anni) in Italia e i dati raccolti finora non danno risultati incoraggianti: il 74 per cento degli intervistati racconta di aver subito almeno un episodio di bullismo e/o discriminazione e – di questi – il 36 per cento è avvenuto a scuola; il 45 per cento racconta di non aver fatto coming out a scuola (cioè dichiarato la propria omosessualità a compagni di classe e professori), soprattutto per paura di subire discriminazioni/violenze e per il timore di non essere “accettato” e “capito”.
Un’altra indagine del Gay Center tuttora in corso – condotta in questo caso su un campione di studenti tra i 13 e i 20 anni, al 95 per cento eterosessuali e al 5 per cento omosessuali – cerca invece di misurare il grado di omofobia presente nella società e nella scuola. Anche in questo caso i primi risultati non lasciano ben sperare: per il 55 per cento del campione la società italiana è omofoba e solo il 9 per cento degli intervistati ritiene che le persone omosessuali trovino un contesto sociale gay-friendly. A scuola le cose non vanno meglio: il 48 per cento pensa che i gay siano visti negativamente o molto negativamente nelle scuole mentre solo per il 10 per cento degli intervistati c’è un clima positivo nei confronti degli studenti omosessuali.
Fonte repubblica.it