SASSARI. Sequestro e pestaggio sì, ma stupro no. I giudici hanno assolto i due pachistani, padre e figlio, accusati di aver violentato all’alba del 12 giugno una donna nella loro casa in via La Cona. Il racconto della vittima, che aveva convinto il pubblico ministero a chiedere due condanne a 7 anni, secondo il collegio presieduto dal giudice Pietro Fanile non era in tutto credibile.
Quando saranno depositate le motivazioni si potrà capire meglio cosa ha spinto i giudici ad assolvere i due dalla grave accusa e a condannarli a due anni ciascuno per sequestro di persona. Per ora ci sono le due versioni, della vittima, parte civile con l’avvocato Luca Diaz, e dei due imputati, difesi da Marco Palmieri e Gian Mario Fois. La donna aveva raccontato di essere andata nella casa dei due uomini perché voleva prenderla in affitto. Una volta dentro l’appartamento sarebbe stata sequestrata, pestata e stuprata. I segni delle percosse erano evidenti quando gli agenti della polizia arrivarono e la trovarono nelle vicinanze della casa. La visita medica confermò i rapporti sessuali e i segni delle botte.
Secondo la difesa, però, i rapporti avvennero a pagamento: la donna si sarebbe fatta pagare cento euro e solo dopo avrebbe minacciato i due che se non le avessero consegnato altri 20mila euro li avrebbe denunciati. Stando sempre a quanto raccontato dagli imputati, i due pachistani a questo punto l’avrebbero cacciata via.
Per ora la vittima del pestaggio ha ottenuto una provvisionale di 5mila euro per i danni fisici e psicologici. Ora si dovrà procedere per lesioni personali. Mentre i due portano a casa una condanna in primo grado per sequestro di persona.