da Sassarinotizie.com
SASSARI. Il rosa ovunque: nei cartelli, negli striscioni e dietro la gradinata di piazza d’Italia. Questa mattina per la manifestazione “Se non ora, quando?” però, non c’erano solo donne. Ma anche uomini. In tutto circa tremila persone per manifestare contro «la figura della donna vista come un nudo oggetto di scambio sessuale, un’immagine ossessiva offerta da giornali, televisioni, pubblicità». Un tema attuale che ha coinvolto altre centinaia di piazze italiane, e circa 20 località sarde. Questo pomeriggio appuntamento ad Alghero e a Ozieri.
I messaggi. Uno striscione lungo diversi metri recitava “Più donne, più diritti, più democrazia”, in tante (più o meno giovani) portavano un cartoncino il cui messaggio più diffuso era “Basta!”, o ancora “AAA offresi lezioni di dignità gratis”, “Non siamo delle immagini”, “Uomini se siete indignati come noi? Ditelo!”. Nella piazza nessuna bandiera politica, solo un tricolore con un nastro legato, rigorosamente rosa.
Anche se sono stati i fatti nazionali che riguardano da vicino il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a ispirare l’organizzazione di una manifestazione in difesa dei diritti delle donne, e di un’immagine più dignitosa da quelle proposta nelle cronache giudiziarie di questi giorni.
Al microfono. In città la mattinata è stata organizzata da un gruppo di donne, tra cui Elisabetta Addis, membro del Comitato nazionale “Di nuovo”, che ha dato la spinta iniziale alle donne italiane per scendere in piazza. La docente di economia ha aperto gli interventi al microfono, dopo una performance teatrale della compagnia Tersicore, di Luigi Doddo. «Ho un sogno – ha detto- che siano le donne a far partire il processo che porterà a casa Berlusconi. Ma non siamo qui per questo. Siamo qui per difendere la libertà delle donne italiane, nessuna esclusa. Perché c’è una differenza tra la libertà di fare sesso con chi si vuole e poter fare solo quello». E il riferimento va al mondo televisivo e della pubblicità, dice Addis: «Ogni spot, ogni immagine collegata a qualsiasi oggetto o servizio è lì per ricordarci che le donne sono “pronte”, un messaggio ossessivo e ripetuto, che non rispecchia la realtà di tutti i giorni». Le libertà e i diritti da riconoscere continua: «Sono quelli a un lavoro stabile, a vedere riconosciuti i propri meriti e competenze anche se non si è giovani, belle e “disponibili”, quello di poter avere dei figli in condizioni serene. E questo non accade per la maggior parte delle donne italiane». E ricorda le percentuali delle disoccupazione femminile (più alta in Eupopa) e del grado di partecipazione attiva alla vita sociale del Paese, anche politica. E il riferimento va alla giunta regionale sarda, senza nemmeno un assessore donna, dopo l’ultimo rimpasto, e anche agli assessori provinciali e comunali alle Pari opportunità: «Paradossalmente uomini».
Poi parla Bianca Pitzorno, affermata scrittrice per ragazzi e non solo, sassarese e ambasciatrice dell’Unicef. «Non è come dice Giuliano Ferrara, non è una questione di mutande. Ognuno ne faccia ciò che vuole. È una questione di battaglia civile e di dignità». Ricorda com i minori di 18 anni siano tutelati da un’apposita convenzione e il caso clamoroso di una donna sarda: Emanuela Loi. Faceva parte della scorta del magistrato Borsellino, fu uccisa nell’attentato del 1992, inseme a lui e ad altre persone; aveva 24 anni. Bianca Pitzorno racconta che la famiglia per aver indietro i resti del suo corpo straziato ha dovuto pagare: per lei, una lavoratrice delle Forze dell’ordine non c’è stato nessun volo di Stato. Per le ospiti delle feste facevano la spola a villa Certosa, sì.
La parola passa a Ketty, adolescente che vive a Roma si chiede davanti a tante persone: «Perché le mie compagne magrissime si vedono sempre grasse?». E riflette sul potere dell’immagine televisiva delle donne-oggetto sulle ragazze.
E infine la voce maschile del giornalista Celestino Tabasso prima che il microfono venga lasciato alle storie di piazza.
Quasi cinquemila a Cagliari, diverse migliaia anche a Sassari, Oristano, Nuoro e svariati comuni grandi e piccoli dell’isola. La Sardegna ha risposto con grandi numeri all’appello del comitato organizzatore “Se non ora quando” in difesa del ruolo delle donne e della legalità, dopo l’esplosione del caso Ruby.
CAGLIARI. Nel capoluogo sardo una folla si è radunata sul lato porto in piazza Deffenu. Oltre alle donne corposa è stata anche la presenza di uomini, studenti, giovani e intere famiglie. Le note delle canzoni popolari femminili si diffondo dal palco dove si sono alternati interventi e artisti. Bandite le bandiere di partito, a dare colore sono state sciarpe bianche, mimose, cartelli satirici contro il premier, uno su tutti: “L’Italia non è un bordello”.
Preso d’assalto il banchetto: “Un volume in cambio di un pensiero” e, a far da contraltare alla manifestazione nella penisola con le mutande stese (pro-Premier), al filo erano appesi foglietti con poesie, pensieri, desideri. Hanno aderito un gran numero di personalità del mondo dello spettacolo, cultura, cattolici, rappresentanti delle istituzioni, e in maniera trasversale, degli schieramenti politici, con il centrosinistra sardo quasi al completo: Renato Soru, Graziano Milia, Massimo Zedda, Luigi Cogodi, Claudia Zuncheddu, Amalia Schirru.
Silvio Lai, segretario generale del Pd ha preferito essere presente a Sassari. “E’ un dovere morale essere qui per respingere una cultura che mortifica le donne”, Š il pensiero condiviso da più interventi. “Solidarietà a Ruby – ha affermato la consigliera provinciale Pd Rita Corda – e a tutte le donne vittime della tratta, la nuova schiavitù”. Soddisfatti gli organizzatori: “non ci aspettavamo una risposta cos? massiccia – ha detto Stefania Spiga – vista l’affluenza abbiamo dovuto dirottare il sit-in in questo spazio più ampio”. Inizialmente era stato individuato il più piccolo ritrovo delle badanti e colf dei paesi dell’est europeo “donne che si guadagnano la vita col duro lavoro, rinunciando agli affetti per portare a casa il pane”. E’ una piazza brulicante e vivace: “solo un rammarico non ha regalato un completo successo: l’assenza di queste lavoratrici, questa volta non siamo riuscite a coinvolgerle – afferma la pittrice Rosanna Rossi – in futuro dobbiamo arrivare anche a loro”.
Sassari. Almeno tremila persone questa mattina hanno affollato piazza d’Italia a Sassari, dove i hanno preso la parola, fra gli altri, la scrittrice Bianca Pitzorno e il giornalista Celestino Tabasso. Sul palco anche il cantante sassarese Carlo Doneddu. “Mai come in questo momento la dignità delle donne è stata calpestata – ha detto il presidente della provincia di Sassari, Alessandra Giudici – non siamo in piazza per protestare contro qualcuno e farlo diventare un martire, ma per dire basta a questo momento degradante”.
Da l’Unione SardaQuasi cinquemila a Cagliari, diverse migliaia anche a Sassari, Oristano, Nuoro e svariati comuni grandi e piccoli dell’Isola. La Sardegna ha risposto con grandi numeri all’appello del comitato organizzatore “Se non ora quando” in difesa del ruolo delle donne e della legalità, dopo l’esplosione del caso Ruby.
Nel capoluogo sardo una folla si è radunata sul lato porto in piazza Deffenu. Oltre alle donne corposa è stata anche la presenza di uomini, studenti, giovani e intere famiglie. Le note delle canzoni popolari femminili si diffondo dal palco dove si sono alternati interventi e artisti. Bandite le bandiere di partito, a dare colore sono state sciarpe bianche, mimose, cartelli satirici contro il premier, uno su tutti: “L’Italia non è un bordello”. Preso d’assalto il banchetto: “Un volume in cambio di un pensiero”, e, a far da contraltare alla manifestazione nella penisola con le mutande stese (pro-Premier), al filo erano appesi foglietti con poesie, pensieri, desideri.
‘VIP’ IN PIAZZA Hanno aderito un gran numero di personalità del mondo dello spettacolo, cultura, cattolici, rappresentanti delle istituzioni, e in maniera trasversale, degli schieramenti politici, con il centrosinistra sardo quasi al completo: Renato Soru, Graziano Milia, Massimo Zedda, Luigi Cogodi, Claudia Zuncheddu, Amalia Schirru. Silvio Lai, segretario generale del Pd, ha preferito essere presente a Sassari.
“E’ un dovere morale essere qui per respingere una cultura che mortifica le donne”, è il pensiero condiviso da più interventi. “Solidarietà a Ruby – ha affermato la consigliera provinciale Pd Rita Corda – e a tutte le donne vittime della tratta, la nuova schiavitù”. Soddisfatti gli organizzatori: “non ci aspettavamo una risposta così massiccia – ha detto Stefania Spiga – vista l’affluenza abbiamo dovuto dirottare il sit-in in questo spazio più ampio”. Inizialmente era stato individuato il più piccolo ritrovo delle badanti e colf dei paesi dell’est europeo “donne che si guadagnano la vita col duro lavoro, rinunciando agli affetti per portare a casa il pane”. E’ una piazza brulicante e vivace. “Solo un rammarico non ha regalato un completo successo: l’assenza di queste lavoratrici, questa volta non siamo riuscite a coinvolgerle – afferma la pittrice Rosanna Rossi – in futuro dobbiamo arrivare anche a loro”.
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