Con queste parole, afferma l’accusa, il ministro americano Scott Lively avrebbe incitato parte della popolazione dell’Uganda a perseguitare persone LGBT del terriotorio. Ora le associazioni Lgbt gli fanno causa.
I gruppi di omosessuali ugandesi sono sul piede di guerra e hanno tutta l’intenzione di denunciare un ministro protestante americano, di nome Scott Lively, che è noto per il suo impegno nel movimento degli ex-gay e per la lotta ad ogni tipo di legalizzazione e di promozione dei diritti delle coppie omosessuali. E, dicono le vittime di una delle legislazioni anti-gay più dure del mondo, quella ugandese appunto, il sacerdote avrebbe avuto un ruolo chiave nell’approvazione di questa normativa (che prima di una modifica prevedeva la messa a morte per alcuni atti omosessuali, ora solo l’ergastolo).
IL PROCESSO – Così, ci dice la Bbc, sulla base del diritto di ogni persona di citare in giudizio un cittadino americano per “violazione della legge internazionale”, è stata proposta azione legale presso una corte del Massachusetts da parte del Center for Constitutional Rights su mandato dei Sexual Ministries Uganda. “Speriamo che Lively sia ritenuto responsabile per ciò che ha fatto in Uganda”, dice Frank Mugisha, a capo dei Sexual Ministries. Quali le accuse: “La causa sostiene che Lively abbia spinto gli ugandesi a combattere il movimento gay, a suo dire “genocida, pedofilo e collegato ai nazisti e agli assassini del Rwanda” fin dal 2002: “Ha elaborato un metodo molto specifico e dettagliato per rimuovere i più basilari diritti umani e le protezioni, per mettere a tacere e, infine, far sparire le persone LGBT.
LA DIFESA – In effetti Lively è stato uno dei vari protestanti americani che “hanno visitato l’Uganda nel 2009 prima che fosse approvata la legislatura” restrittiva e discriminatoria contro le persone LGBT, poi modificata in senso meno restrittivo ma ancora molto pericolosa. Lively, dal canto suo, definisce sia l’accusa sia la manifestazione pubblica che l’ha accompagnata come “teatrino politico” nel senso che lui sponsorizza, sì, la “criminalizzazione dell’omosessualità”, ma come potrebbe essere per la “marijuana” o “l’eccessiva velocità sull’autostrada”. Il caso, continua Lively, “è una frivolezza ed è basato su commenti molto eccessivi che lo presentano in maniera differente da come lui non sia”.
fonti: bbc, giornalettismo
foto: back2stonewall