È iniziato tutto qualche giorno fa. Il Vicariato ha detto no, esercitando una prerogativa che la nostra bizzarra e servile normativa gli concede: approvare i professori di Religione
È iniziato tutto qualche giorno fa. Quarta ora, III liceo classico. Si discuteva, alla maniera di noi prof sessantottini (nel ’68 ero in prima elementare, ma non importa), su quali principi io abbia “inculcato” nel corso dei tre anni di insegnamento di Italiano e Latino alla classe che sta per maturarsi. E se quei principi siano distanti da quelli delle famiglie dei ragazzi. Conclusione: ho avuto la fortuna di incappare in una pericolosa enclave di sovversivi comunisti, poiché nessuno si è mai lamentato.
Discussione interessante. Tra serio e faceto, tra ironia e diritto-dovere all’informazione, si commentava la tragicommedia quotidiana, dimenticandoci per un po’ l’Institutio Oratoria di Quintiliano. Polverini, che invita tutte le ragazze dell’ultimo anno e le insegnanti a celebrare l’8 marzo, iniziativa della Regione Lazio sul lavoro femminile, cosa pensa degli 800 mila euro che i contribuenti verseranno a Minetti negli anni del suo mandato per premiarla di servigi e competenze? Io non vado, vi spiego perché: voi decidete liberamente, ma fatelo con consapevolezza. Un pensiero “inculcato”? Non credo, ho troppa stima delle mie alunne, ma i berluscones direbbero di sì: è più semplice.
“Ha sentito, prof di Genesio Petrucci?”. Piacevole, certamente dotato di senso critico, affabile, capace di instaurare una relazione educativa significativa, Genesio ha fatto qualche anno fa supplenza – Religione cattolica – nel liceo presso il quale insegno. Ha 35 anni e, precario, fino a settembre ha insegnato al Keplero di Roma, liceo salito agli onori delle cronache una volta tanto non per un caso di bullismo o di edilizia scolastica, ma per l’intelligente progetto di un’insegnante di Scienze sulla “sessualità umana”, che portò alla installazione di un distributore di condom. Dovrebbe essere norma: gli ultimi dati rivelano che gli adolescenti hanno i primi rapporti in media a 15 anni, con il 40% delle ragazze che non usa metodi di contraccezione.
Ci ha pensato Santa Madre Chiesa a ricordarci la meritoria iniziativa. Non volendo piegare la questione morale a beneficio “dell’una o dell’altra fazione politica”, come ha affermato il cardinal Bagnasco sul Giornale di Paolo Berlusconi, ha preferito concentrare la propria attenzione, invece che sul mercimonio istituzionalizzato, concreto e metaforico, della vita pubblica, su Genesio, reo di aver appoggiato il progetto della collega di Scienze. “Da settembre – spiega – sono disoccupato, perché lo scorso anno ho detto pubblicamente che ero d’accordo al progetto di educazione sessuale nella mia scuola. Già in precedenza avevo avuto richiami dal Vicariato perché, da omosessuale, avevo preso parte ad alcune manifestazioni per i diritti dei gay”.
Già, Genesio è persino gay. Troppo, se unito alla preoccupazione che i ragazzi si avvicinino consapevolmente e in sicurezza alla sessualità. Il Vicariato ha detto no, esercitando una prerogativa che la nostra bizzarra e servile normativa gli concede: approvare i professori di Religione che insegnano nella scuola dei giovani cittadini di tutte le religioni o di nessuna e sono retribuiti con la fiscalità generale, alla quale contribuiscono i cittadini di tutte o di nessuna religione. “Per quanto ci riguarda possiamo affermare che il professore non solo è dotato di competenze pedagogico-metodologico-didattiche adeguate all’insegnamento, ma anche di una conoscenza adeguata dei contenuti della rivelazione cristiana e della dottrina della Chiesa” hanno scritto i ragazzi del Keplero al Vicario di Roma, monsignor Vallino.
L’ultimo imprudente spot del premier a vantaggio delle scuole private e a dileggio della scuola dello Stato ha mostrato – tra le varie nefandezze – un uomo che cerca assoluzione senza confessione. L’omosessualità di Genesio e la sua speranza che gli adolescenti imparino a conoscersi in sicurezza per la Chiesa, invece, sembrano essere più gravi del mercato del corpo femminile e delle pubbliche istituzioni. Chi inculca davvero principi? Chi conculca valori?
da il Fatto quotidiano