In patria l’uomo rischierebbe condanne fino a 3 anni di reclusione per il reato di sodomia
venerdì 12 novembre 2010 , di il GazzettinoUDINE – A processo per essere rientrato in Italia dopo l’espulsione senza la speciale autorizzazione del Ministero dell’Interno, un 40enne tunisino, omosessuale, è stato assolto ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Maria Rosa Persico, con la formula perché il fatto non sussiste. In patria l’uomo rischierebbe condanne fino a 3 anni di reclusione per il reato di sodomia e dunque il giudice ha di fatto considerato illegittimo e disapplicato l’atto di espulsione alla base di tutta la vicenda.
Una vicenda che comincia nel 2005, quando all’uomo viene comminata una prima espulsione. Il 40enne, che vive a Udine, finisce in carcere per scontare due anni di pena per reati contro il patrimonio. Quando esce, nel 2008, riceve una seconda espulsione, impugnata dal suo legale Piero Pericolo e annullata. Scontata una nuova pena per altri reati, a fine marzo, quando viene scarcerato, si vede però eseguire il primo ordine di espulsione. In Tunisia viene picchiato e scappa in Turchia dove richiede formalmente asilo politico all’Unhcr, che però non ha altra alternativa che inserirlo in un campo profughi, insieme agli integralisti, con rischi per lui ancor più elevati: a essere in pericolo è la sua stessa vita. Con i soldi guadagnati in carcere scappa e, a fine maggio, rientra clandestinamente in Italia dove scatta il procedimento penale, nonostante chieda di nuovo asilo politico. La commissione territoriale di Gorizia rigetta l’istanza, contro il parere favorevole del rappresentante Unhcr, e il suo avvocato impugna la decisione davanti al tribunale civile di Trieste, che si pronuncerà sulla vicenda il 29 novembre.
Ieri, intanto, è arrivata la prima “vittoria”, con la disapplicazione dell’atto amministrativo chiesta anche dal pm Maria Caterina Pace perché in Tunisia la sodomia è un reato punito anche se non avviene in pubblico. La condanna di un italiano per un episodio avvenuto in una stanza d’albergo, citata ad esempio dall’avvocato Pericolo, ne è la prova.