Regione Lazio, stop ai siti di news gay

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Di Massimo Mele il 18 Novembre 2010. Nessun commento

Pubblichiamo questa notizia che potrebbe riguardare anche Mosinforma anche se nessuno ce lo ha comunicato. Bloccheranno anche il sito di Avvenire o gli è bastato eliminare il direttore gay??

“Classificati come pornografici” secondo Sergio Rovasio, segretario Associazione Certi Diritti

giovedì 18 novembre 2010 , di Repubblica.it

La Regione Lazio “oscura” alcuni dei principali siti di informazione gay italiani. Portali che vengono classificati come “pornografici”. Lo stop arriva a pochi giorni dal blocco che aveva interessato anche Facebook e Twitter, ripristinati, dopo le proteste, ai consiglieri regionali e ai loro collaboratori più stretti. Ma adesso, a finire nella blacklist del server dell’amministrazione regionale sono i siti che contengono la parola “gay. Da gay.it a gay.tv fino a gaynews. it. Pagine che hanno come scopo primario quello di informare il mondo Glbt oppure di offrire spazi di confronto con forum e chat, e non certo quello di veicolare materiale pornografico.

Ad accorgersene è stato Sergio Rovasio, segretario dell’Associazione radicale Certi Diritti e capo segreteria Lista Bonino Pannella – Federalisti Europei alla Regione Lazio. Cliccando su una delle pagine vietate, dal suo ufficio, ha ottenuto il seguente messaggio, accompagnato dal logo ufficiale della Regione: “Accesso non consentito. Motivazione: le attuali policy aziendali non consentono l’accesso al sito richiesto. La pagina che si sta tentando di visualizzare è categorizzata come ‘Pornography'”. Per eventuali lamentele, si viene invitati a contattare l’helpdesk di supporto. “Dopo aver chiuso (e riaperto) nelle ultime 48 ore, l’accesso a decine di siti di informazione e social-network, ora è la volta di quelli che danno informazioni sulla comunità glbt italiana – denuncia Rovasio – Portali che pubblicano spesso anche iniziative dei consiglieri regionali radicali del Lazio, ad esempio sulle unioni civili e per la lotta alle discriminazioni”. I Radicali chiedono chiarimenti immediati: “Occorrerebbe capire per quale motivo è stata attivata questa procedura che ha alcuni aspetti gravi: da una parte si considera la stessa parola gay come una parola pornografica e dall’altra si decide in modo autoritario, alla ‘Goebbels de noantrì di limitare l’accesso perché magari il contenuto non piace a chi sta nei piani alti”. “Non pensiamo che si tratti di una svista – commenta ancora Rovasio – ma pensiamo di trovarci di fronte ad una vera e propria operazione censoria”.

I gestori delle pagine vietate non si stupiscono. Da gay.it fanno sapere di essere al corrente di censure di questo tipo: “Eravamo già a conoscenza – dice il direttore di Gay.it Alessio De Giorgi – che diverse amministrazioni pubbliche e aziende ‘discriminanò il nostro sito internet, etichettandolo come pornografico e permettendo nel contempo l’accesso ai propri dipendenti a siti di vario genere che hanno contenuti spesso meno casti del nostro (sportivi, femminili e così via). Questa è una vera e propria discriminazione, che non permette di informarsi peraltro a persone – come chi lavora negli Enti Pubblici – che avrebbero proprio necessità di invece essere sensibilizzate sui temi dell’omofobia e del riconoscimento dei diritti civili alle persone lgbt”.

Sul forum c’è già chi segnala casi analoghi, come nei computer del comune di Caorle (Ve). Franco Grillini, responsabile diritti civili per l’Italia dei Valori e direttore di una delle pagine “incriminate” (gaynews. it) è categorico: “Siamo di fronte al trionfo del pregiudizio. E’ la dimostrazione che le amministrazioni locali troppo spesso si affidano a persone che, nell’effettuare queste scelte, sono guidate dai loro pregiudizi. Qualcosa del genere accadde anche nell’amministrazione comunale di Torino: dopo le proteste, il filtro fu rimosso. Tra l’altro è una censura miope e immotivata: il nostro sito è principalmente una rassegna stampa, e raccoglie le principali notizie che potrebbero interessare la comunità gay italiana”. “Il livello di oscurantismo che regna nella Regione è da Santa Inquisizione – attacca anche Angelo Bonelli, Presidente dei Verdi per la costituente ecologista e capogruppo in Regione – Da un lato c’è la censura, inaudita, e dall’altro non si danno ai consiglieri alcuni importanti strumenti di informazione. Alla governatrice Polverini manca solo la frusta, a quel punto il quadro è completo”.

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