Sabato 13 Agosto, a Berlino, migliaia di persone hanno preso parte allo “Slut walk”, una manifestazione contro il sessismo, lo stupro e la stigmatizzazione delle vittime.
Nel gennaio 2011, in un incontro con gli studenti della York University, a Toronto, Canada, un poliziotto sostenne che le donne non dovrebbero vestirsi come puttane se non vogliono essere vittime di stupro. Contro questa visione sessista dello stupro si levarono numerose proteste che portarono, in Aprile, alla prima marcia delle puttane con circa 3000 partecipanti a Toronto. La marcia venne ripetuta poi in altre città, come a Londra e, lo scorso sabato, anche Berlino ha visto uomini e donne in piazza contro il maschilismo imperante e la mitizzazione della violenza sessuale.
Nei cartelli tutto il senso della protesta: “Il mio no non è il tuo ni!”, “La mia gonna non è una provocazione!”, “Il silenzio non è consenso”, “Il mio corpo la mia casa”.
Chiaro il senso della protesta: il nostro modo di essere o di vestirci non ha niente a che fare con la logica della violenza e dello stupro. Vestirsi provocante o atteggiarsi in maniera libera non vuol dire provocare ma semplicemente esprimere la propria creatività. Solo nella logica maschile i comportamenti o il modo di vestire delle donne, e di alcuni uomini, è giudicato in relazione al desiderio maschile come se tutto ruotasse attorno al maschio ed alla sua aggressività.
Una lunga camminata da Wittembergplatz, dove è stata presentata la marcia da alcune attiviste, fino a Gendarmermarkt, attraverso Nollendorfplatz, il quartiere GLBT della Berlino ovest, e Potsdammerplatz, il quartiere sorto negli scorsi anni per la gioia dei turisti ma non dei berlinesi.
La Slut walk promette di ritornare, a Berlino come nelle principali città del mondo. Il sessismo maschilista deve finire!