ll presidente americano apre per la prima volta al riconoscimento dell’uguaglianza delle coppie omosessuali
Nella settimana prima di Natale il presidente Obama si è dichiarato favorevole per ben due volte al matrimonio gay. Spinto dal consenso ricevuto dalla base democratica ma anche dall’opinione pubblica americana sull’abolizione della discriminazione degli omosessuali nell’esercito, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato alla stampa e alla più autorevole rivista LGBT degli Usa, The Advocate, che la sua iniziale opposizione ai matrimoni tra coppie gay si sta evolvendo. Per la prima volta ci potrebbe essere una Casa Bianca favorevole dall’uguaglianza delle coppie gay, una svolta clamorosa che contrasterebbe anche con l’attuale legge federale.
MATERIA STATALE, PROBLEMA NAZIONALE – Negli Stati Uniti i matrimoni, in quanto contratti privati, sono disciplinati dagli Stati. In alcuni di questi le coppie gay si possono già sposare grazie al riconoscimento legislativo oppure grazie alle sentenze che hanno sancito l’incostituzionalità del divieto al matrimonio gay. La Corte Suprema però non si è ancora pronunciata, e al momento vige una legge federale, il Defense of Marriage Act, approvata nel 1996 con maggioranza repubblicana e il democratico Clinton alla Casa Bianca, che sancisce come l’unica forma di coppia riconosciuta dalla legge è quella formata da uomo e donna. Il DOMA è già stato dichiarato incostituzionale due volte da due corti di distretto federale, una posizione condivisa dall’Amministrazione Obama de facto ma non de iure, quantomeno nei processi svoltisi finora.
SVOLTA DI OBAMA – Durante la campagna elettorale l’allora senatore junior dell’Illinois aveva dichiarato il suo appoggio alle sole unioni civili, e si era tenuto sempre abbastanza a distanza dal tema dei diritti per la comunità LGBT, appoggiando solo la cancellazione della discriminazione nell’esercito Usa. Alla rivista The Advocate però il presidente ha dichiarato che le sue posizioni sono cambiate, auspicando un’abrogazione della legge che stabilisce come unico matrimonio riconosciuto quello formato da una coppia etero. Una normativa che Obama definisce odiosa, e che però sarà difficilmente superabile nel prossimo Congresso. La netta maggioranza repubblicana impedisce il passaggio di una nuova normativa che riconosca l’uguaglianza alle coppie gay, visto che il Gop, solo fino a qualche anno, voleva emendare la Costituzione federale per vietare esplicitamente il matrimonio omosessuale, modifiche costituzionali poi riproposte nel corso degli anni a livello statale. Obama ha rimarcato come in questi anni abbia visto lavorare nella sua Amministrazione persone gay impegnate in relazioni di lunga durata. Questa prospettiva ha fatto maturare nel presidente un cambiamento della sua iniziale opinione, ovvero che fosse giusto riconoscere alle unioni civili diritti praticamente simili a quelli del matrimonio. “Per loro però questo non è abbastanza, e penso che dobbiamo continuare a dibattere sul tema. Su questo argomento c’è in me un dibattito interiore che proseguirà nel corso dei prossimi anni”.
DOPO IL 2012 – Obama è così il primo presidente americano a dichiararsi aperto alla prospettiva di riconoscere i matrimoni gay. Un netto cambiamento rispetto a Bush o anche a Clinton, che firmò il Defense of Marriage Act e sostanzialmente lo condivise. Secondo il Washington Post però il tema è ancora prematuro in un’atmosfera ancora dominata dalla crisi economica e dalla disoccupazione record. L’opinione pubblica americana è ancora opposta al matrimonio gay, ma il gap si va sempre più riducendo grazie alle fasce più giovani della popolazione. Sotto i 40 anni la maggioranza è nettamente favorevole all’uguaglianza delle coppie omosessuali, e la base democratica ha una simile opinione. Per la coalizione sociale obamiana il vero problema è rappresentato dalle minoranze etniche, progressiste sui temi economici ma molto più conservatrici su quelli civili, come dimostrò il referendum californiano del 2008. Se Obama sarà confermato nel 2012, la prospettiva di non doversi confrontare più con l’elettorato potrebbe spingerlo a passi più coraggiosi, e le parole di fine 2010 potrebbero essere il prodromo della futura agenda del presidente.
Da Giornalettismo.com