Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia e premio Nobel per la pace, è convinta che la “sodomia volontaria” è da condannare. Al momento in Liberia è prevista la carcerazione fino a quattro anni per le persone che hanno rapporti con lo stesso sesso ma si prospettano pene più severe. Qui il link al video dell’intervista
“Ci piacciamo così come siamo”. Con queste parole il premio Nobel e presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf difende una legge liberiana che criminalizza gli atti omosessuali. Ne parla il Guardian, che ha intervistato la donna insieme a Tony Blair, ex primo ministro inglese.
TUTELA DEI NOSTRI VALORI – Blair è apparso imbarazzato alle parole della donna, la quale ha proseguito senza timori: “nella nostra società abbiamo certi valori che vorremmo preservare”. Secondo la legge della Liberia, la “sodomia volontaria” è punibile da uno a quattro anni di prigione, ma due proposte di legge vorrebbero aumentare la durata della permanenza in carcere per questo reato. Blair, presente in Libera come fondatore dell’Africa Governance Initiative, un’organizazione che mira a rafforzare i governi africani, non ha voluto commentare le parole del Capo di Stato liberiano.
L’ATTIVITA’ DI BLAIR – Blair ha voluto puntare l’attenzione su quelle che sono le attività della sua organizzazione in termini di una politica di rafforzamento delle infrastrutture, della tecnologia, del lavoro, rifiutando di espeimere commenti sulla tutela dei diritti umani nel continente, smentendo così il suo impegno, manifestato nei 10 anni a Downing Street, nel rispetto e nell’affermazione dei diritti dei gay. Appunto per questo però, ritiene che forse è troppo presto per insistere coi governanti africani sulla strada del riconoscimento dei diritti dei gay.
LE NUOVE LEGGI – Blair nell’intervista ha fatto la figura di chi doveva stare lì per fare il compitino, come reso chiaro dalla stessa Sirleaf, la quale ha ricordato come Blair e il suo staff sono autorizzati a fare solo quello che lei dice. Secondo gli USA, non ci sono state condanne recenti per sodomia in Liberia, ma secondo gli attivisti per i diritti umani, le due proposte di legge allo studio nel Parlamento del Paese africano peggioreranno e di molto le cose. La prima prevederà la condanna di tutti coloro che “sedurranno, incoraggeranno o coinvolgeranno altre persone dello stesso sesso a compiere atti sessuali” o “si impegna volutamente in atti che suscitano o tendono a suscitare un’altra persona dello stesso sesso di avere rapporti sessuali”. La pena per questi reati va da 1 a 5 anni. La seconda proposta invece prevede l’istituzione del reato di omosessualità, punibile con un massimo di 10 anni di galera.
GRAZIE STATI UNITI – Il dibattito sui diritti dei gay in Liberia è nato dopo una visita, lo scorso dicembre, del Segretario di Stato USA Hillary Clinton, la quale aveva detto che gli Stati Uniti avrebbero aiutato economicamente tutti coloro che avrebbero cercato di promuovere i diritti dei gay. L’annuncio ha fatto scoppiare un’attenzione mai vista nei confronti dei gay, in un Paese in cui lesbiche e omosessuali vivono in segreto ma nel quale non corrono pericoli per la loro vita. Da quando Hillary ha parlato, i giornali hanno cominciato a definire l’omosessualità “un abominio, abusiva, esecrabile”, al punto che nell’ultimo mese ci sono stati sei attacchi omofobici nella sola capitale, Monrovia.
LA SITUAZIONE AFRICANA – L’omosessualità è illegale in 37 paesi africani. Dieci donne sono state arrestate in Camerun con l’accusa di essere delle lesbiche, mentre in Nigeria l’omosessualità è punibile con 14 anni di prigione, mentre in Uganda si discute una legge che prevede il carcere per i gay. La Sirleaf ha vinto il premio Nobel per la sua difesa nei diritti delle donne, ma come testimoniato da Tiawan S Gongloe, ex procuratore generale del Paese, “ogni tentativo di depenalizzare l’omosessualità sarebbe un suicidio politico”. La Sirleaf, eletta per la seconda volta alla presidenza della Liberia nel 2011, si trova senza la maggioranza in Parlamento e ha bisogno delle altre forze politiche. La Liberia è ancora uno dei paesi più poveri del mondo, anche a causa di una guerra civile durata 14 anni e conclusasi nel 2003.
fonte: Giornalettismo