Gay e credente, ama la mamma e il fidanzato Ed
FIRENZE. La taranta e l’amatissima mamma. Il culto delle radici bracciantili e la poesia. Nichi sui manifesti e sulle copertine dei libri. Personaggio da gossip, tanto da scatenare la caccia dei cronisti a Ed, il fidanzato canadese di 33 anni.
Vendola gay, comunista con l’orecchino, cattolico, pasoliniano, uno dei pochi politici viventi ai quali sia stato già dedicato un film («Nichi» diretto e prodotto dal regista Carcopino).
A 52 anni appena compiuti, ora si ritrova da portavoce di una piccola formazione di naufraghi a grande speranza della sinistra. Studia da Obama bianco. Sorride spesso, non s’infuria (se non con Gasparri in tv), rifugge dalle risposte schematiche. E coltiva un culto della sua persona a bassa intensità (lascia questa incombenza agli altri). Per questo deve ringraziare proprio Massimo D’Alema che gli ha garantito una rendita di popolarità a sinistra quando gli contrappose incautamente alle primarie il povero Francesco Boccia, deputato del Pd di provenienza popolare, già sconfitto di misura nel 2005.
Boccia fu sconfitto senza appello. Da quel giorno, e nelle successiva vittoria contro la destra in Puglia, Vendola è stato innalzato a leader di una sinistra tuttora alla ricerca di un’identità.
Per capire Vendola bisogna riandare al radicalismo temperato dalla lezione riformista e rivoluzionaria di Di Vittorio e da una concezione della politica cominciata con la Fgci dei primi anni ottanta. Omosessuale e cattolico. Comunista e libertario.
Dalla laurea in lettere e filosofia con una tesi su Pier Paolo Pasolini alla militanza nell’Azione cattolica a Terlizzi terra di braccianti. Comunista giovanissimo e dirigente nazionale della Fgci fino al 1988. Scrive saggi e poesie, lavora a Rinascita e all’Unità. Approda nel comitato centrale del Pci nel 1990 alla vigilia dello scioglimento. Aderisce quindi a Rifondazione comunista. Tre volte deputato. Presidente della Puglia nel 2005 e nel 2010. Trasforma le sconfitte in opportunità: nel 2009 perde la sfida con Ferrero per la segreteria di Rifondazione. Capeggia allora la scissione dei bertinottiani e si imbarca nell’avventura di Sel.
Considera la non violenza la più forte delle radicalità. Riconosce le ragioni dell’altro campo, gli piace picconare idoli e aprire tabernacoli politici dai quali sono da tempo fuggiti i santi. Diffida della funzione pedagogica dei partiti ma percorre lievemente il rischio di una deriva personalistica.
Dicono di lui che è il nuovo della sinistra. Ma ancora una volta lo rincorre una perfida battuta di Massimo D’Alema: «Il nuovo? Nichi Vendola ha lasciato evidenti tracce di se negli ultimi trent’anni». (v.l.)
Da La Nuova Sardegna 25/11/2010