Medici “di razza”. Il Giornale si riscopre un pò nazista

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Di Massimo Mele il 4 Novembre 2010. Nessun commento

Pubblichiamo un articolo de il Giornale (quotidiano della famiglia Berlusconi) di una tale Melania Rizzoli, deputata PDL che asserisce di essere medico. A leggere quello che scrive viene qualche dubbio. Forse la laurea l’ha presa ad Antigua e la poltrona in Parlamento sul lettone di Putin …….

Melania Rizzoli

Basta con le solite ipocrisie: tutti preferiamo figli etero

di Melania Rizzoli

Ne ha detta un’altra delle sue. E in modo naturale e per niente mascherato, com’è nel suo stile. Una frase dentro un discorso pubbli­c­o pronunciato al microfono della fiera di Mila­no: «È meglio essere appassionati di belle ragaz­ze che essere gay ». Così Silvio Berlusconi ha sin­tetizzato una sua personale opinione in rispo­sta alla valanga di articoli che occupano pagine e pagine dei giornali, a proposito del «caso Ru­by ».

E immediate sono arrivate le risposte indi­gnate degli omosessuali famosi, delle associa­zioni di categoria, prima di tutte quella dell’Ar­cigay che chiede le scuse pubbliche del pre­mier per la frase a loro parere offensiva, fino al commento della segreteria del governatore pu­gl­iese che invita Berlusconi a sfidare Nichi Ven­dola in una competizione (elettorale?) nella quale troverebbe sicuramente e addirittura la morte, non specificando sedi morte si intende quella politica o fisica. Ma il senso fortemente critico è evidente, e tutti gli altri commenti sde­gnati provengono solo dalla minoranza omo­sessuale italiana. Una minoranza ipocrita. Chi di noi genitori non sarebbe d’accordo nell’augurarsi di avere un figlio maschio appas­sionato di belle ragazze invece che di gay? Chi di voi madri in gravidanza si augura di partorire un figlio omosessualeochi di voi ha mai sentito una donna in attesa dire «speriamo che sia gay»?E quale figlio o figlia gay non ha prima pro­vato con dolore, con disagio e con vergogna ad essere eterosessuale come tutti gli altri? E quan­ti dei suic­idi tra gli adolescenti sono da imputa­re alla scoperta traumatica e spesso non accet­tata o rifiutata della propria omosessualità? La stessa natura d’altronde ci ha plasmati fisiologi­camente e fisicamente con gli organi genitali attivi e compatibili con un’unione eterosessua­le, finalizzata alla riproduzione della specie. Ed anche l’assetto ormonale sessuale naturale non si modifica nei gay e non cambia con il di­verso orientamento della propria sessualità. L’omosessualità scientificamente è una con­dizione umana non patologica, un’espressio­ne della natura come lo è l’eterosessualità, ma che la natura stessa, che mai sbaglia, tende a non far evolvere, a circoscrivere in una mino­ranza che non ha la possibilità di auto- riprodur­si.

L’omosessualità infatti non genera la vita e sarebbe quindi, senza la scienza moderna, una minoranza destinata all’estinzione. Un individuo omosessuale è sempre nato dall’unione di un uomo e una donna eteroses­suali, almeno nel momento del concepimen­to, e il neonato ha la metà dei cromosomi di cia­scuno dei propri genitori biologici. Cromoso­mi sessuali inclusi. Che sono identici a quelli degli eterosessuali. Gli stessi omosessuali ad un certo punto della loro vita avvertono l’istinto e il desiderio di avere un figlio, di riprodursi, di non avere una vita sterile, e quasi mai riescono a realizzare il loro sogno. E la maggior parte di loro non sono perciò mai totalmente soddisfatti e appagati, per­ché sanno che la loro condizione li costrin­ge a dover rinunciare a qualcosa di impor­tante e di naturale, un figlio proprio, da con­dividere per sempre con la persona amata. L’omosessualità comunque, una volta con­dannata e perseguitata per secoli anche dal­la Chiesa, è oggi una condizione accettata e riconosciuta da tutti,considerata un’espre­s­sione non patologica e vissuta con molta più libertà e serenità. Tranne quando viene sot­tolineata. Allora si alzano ancora gli scudi. La frase del premier «meglio essere appas­sionati di belle ragazze che essere gay», che apparentemente può apparire discrimina­toria, è invece per Berlusconi una cosa nor­male e naturale da dire. Anzi per lui è un in­no alla vita. A modo suo certo, ma per uno come lui che ama la vita e la vive così tanto e non ne fa mistero, sarebbe inconcepibile preferire una esistenza sterile, senza lascia­re il segno fisico di sé. Non è nella sua natu­ra. Lo ha dimostrato in tutti i modi, lo dimo­stra ancora oggi e continuerà a farlo.
Non sarebbe lui altrimenti. Ve lo immaginate un Silvio Berlusconi omosessuale, o che com­menti i fatti di questi giorni con un «sarebbe stato meglio per me essere gay che appassio­nato di belle ragazze»? Sarebbe stato grotte­sco, finto. E comunque criticato. Lui ama le belle donne, lo dice e non lo nasconde. E non le discrimina, come non discrimina i gay. Anzi lui ripete spesso, perché ci crede davvero e questo dobbiamo riconoscerglie­lo, che il futuro è delle donne. E questa è un’assoluta verità. Per dimostrarlo basta osservare madre na­tura. Anche nel mondo animale esiste l’omosessualità,in percentuale molto più ri­dotta di quella umana, ma che sta diminuen­do spontaneamente in maniera significati­va. Ci sono infatti diverse specie animali, co­me per esempio i cavallucci marini o le me­duse, che oggi si riproducono già in assenza completa del maschio, considerato il sesso debole e perciò in estinzione, e lo stesso cor­po femminile eil suo organo genitale al mo­m­ento del concepimento si modifica e sosti­tuisce di fatto il ruolo e l’organo maschile, per poi partorire degli figli indifferentemen­te maschi ofemmine. Perfetti per la riprodu­zione con o senza maschio. Il processo è chiamato partenogenesi, ed è molto studia­to ed osservato dai nostri scienziati, i quali hanno già da tempo dimostrato la sua reale applicabilità sulla specie umana. Più corret­to sarebbe dire sull’individuo donna in quanto non è applicabile sull’uomo.Ci vuo­le infatti un ovulo femminile, che viene fe­condato senza spermatozoo. È ancora teo­ria, certo, ma non così teorica. Dobbiamo cominciare ad abituarci. L’evoluzione della specie, la scienza e il futuro prevedono que­sto tipo di scenari. E nemmeno per sogno il contrario. Voglio vedere poi quanti saranno ancora quegli uomini che criticano, senza il minimo rimpianto, la «patologica» passio­ne altrui per le belle donne.

* Medico e deputato Pdl

da il Giornale 3/11/2010

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