Continua in Italia la polemica sui matrimoni e le adozioni alle persone omosessuali. Albertini, candidato dell’area Monti alla presidenza della Lombardia, imita Monti ed esagera: “Il figlio di una coppia gay è quasi obbligato a essere gay”. Saviano, in un editoriale sull’Espresso, denuncia la “cattiveria” di chi preferisce lasciare gli orfani negli istituti “Lasciate che i gay adottino i bambini”.
Qualche giorno fa il Presidente Monti aveva espresso il suo pensiero su matrimoni e adozioni gay “No ai matrimoni gay. La famiglia è costituita da uomo e donna“. Gli fa eco Albertini, candidato di Monti alla presidenza della regione Lombardia, che, però, tende a strafare e cade in uno dei luoghi comuni più stupidi della cultura eterosessista “Ma perchè dobbiamo condannare, o comunque obbligare, un figlio ad essere necessariamente omosessuale, quando invece potrebbe essere tranquillamente eterosessuale?”. Il candidato cattolico, della cui presunta omosessualità si è chiaccherato molto in passato, intervistato da Class TV MSNBC, cerca di spiegare la sua tesi “E’ chiaro che il figlio di una coppia omosessuale cresce in un ambiente che quasi lo obbliga a essere omosessuale”. Il perchè però non lo chiarisce. E rispetto ai matrimoni gay motiva il suo rifiuto con la crisi economica “L’unico argomento che farebbe la differenza in caso di matrimonio gay è banalissimo e non particolarmente nobile: la reversibilità delle pensioni”. Perchè, spiega, “La conseguenza del matrimonio è che il coniuge dello stesso sesso potrebbe ottenere una pensione di reversibilità. In caso contrario, no, perchè non è considerato coniuge”. Quindi non si può riconoscere perchè sarebbe un costo impensabile per lo Stato in un momento di crisi. Prima degli omosessuali ci sono lavoratori e pensionati (come se i gay e le lesbiche non fossero anche lavoratori, pensionati e, sopratutto, contribuenti) quindi no ai matriomoni gay “Perchè in una situazione di riduzione dei costi pensionistici togliamo al metalmeccanico e lo facciamo andare in pensione un poco più tardi, mentre diamo invece un vantaggio a qualcosa che è neutrale agli effetti della società?”. E conclude “L’omosessualità non è un valore, ma è una scelta. Libera e assolutamente autonoma. Ma perchè devo riferire a questa condizione un pezzo consistente di fiscalità?”. Forse i gossip sulla sua sessualità non erano poi così peregrini. Se l’ambiente circostante, la famiglia gay, può condizionare l’orientamento sessuale del bambino, in quanto “scelta” e non “variante naturale del comportamento umano”, come la definisce l’OMS, si potrebbe dedurre che la sua scelta di essere eterosessuale non sia poi così definitiva.
Dalle pagine dell’Espresso Roberto saviano risponde a quanti, da destra a sinistra e, sopratutto, dall’area cattolica, si ergono a difensori della famiglia tradizionale e rifiutano categoricamente la genitorialità omosessuale. “Il concetto di famiglia è un concetto storico, niente affatto biologico. A osservare la famiglia africana, quella asiatica, mediterranea, cattolica, musulmana ci si accorge che sono tutte declinazioni diverse – spesso diversissime – di uno stesso concetto che presuppone la condivisione da parte di due o più persone di spazi, risorse, affetti.” Se è vero che “L’uomo e la donna sono oggi percepiti come basi fondamentali su cui costruire un nucleo familiare” si chiede lo scrittore, è anche vero che “molte famiglie vivono situazioni di conflittualità tali da non consentire una vita serena all’interno delle mura domestiche. E’ raro trovare coppie stabili. Spesso ci si separa e si cresce in famiglie allargate. Non esiste un percorso di sanità e un percorso tossico. Esiste l’essere cresciuti bene o male. La famiglia, qualunque sia la sua composizione, è un laboratorio”. Quindi, se si guarda ai diritti ed al benessere vero del bambino, le adozioni andrebbero incrementate e non ridotte “Ci sono in Italia decine di migliaia di bambini in attesa di essere affidati a nuclei familiari e le adozioni, anche per le coppie etero, spesso seguono iter lunghi e complicati. L’obiettivo dovrebbe essere snellire le pratiche e permettere che nuove famiglie possano nascere”.
Lasciare i bambini negli istituti piuttosto che riconoscere loro il diritto ad una vera famiglia è “la peggiore delle cattiverie“. “Ancor prima di discutere se manifestare o meno contro l’adozione per le famiglie omosessuali, ciò che lascia sgomenti è che molte persone credono che un bambino possa essere più felice senza una famiglia, a vivere in istituti di accoglienza, piuttosto che avere due mamme o due papà che possano volergli bene e dedicare le loro vite a lui. Preferiscono che un bambino viva in strutture e condivida l’affetto dei tanti professionisti che vi lavorano con altri bambini senza famiglia, piuttosto che a quel bambino sia dato tutto l’amore di una famiglia sua, un amore che loro considerano “diverso”.”. Non possiamo che essere d’accordo con lui.