Nel 2008 era stato il pm Ingroia a sostenere che nella mafia ci sono i gay. Annuncio dal forte impatto ma lasciato cadere quasi immediatamente quasi a non voler intaccare l’immagine stessa della mafia che si basa sul mito dell’Uomo Vero. E l’uomo vero non può essere gay. Adesso è la volta di Carlo Vizzini, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato. Sembra quasi la scoperta dell’acqua calda, eppure, questa, è una di quelle verità cui nessuno pensa e che stridono con il nostro immaginario. Nella mafia, che chiunque nel mondo associerebbe al Padrino di Marlon Brando, non c’è spazio per i gay. Purtroppo la realtà è un’altra.
“Un boss che si dichiarerebbe gay rischierebbe la vita, ma nessuno è in grado di dire quanti omosessuali ha incontrato in un giorno, quindi non escludo affatto che ci siano.
E va detto che oggi ci sono modi migliori di dissimulare la propria omosessualità. Come accade per una certa scala di valori, secondo cui un boss non dovrebbe compiere adulterio, essere donnaiolo. Tutte questi “valori”, come anche l’omosessualità, sono cose che vacillano”.
Lo ha detto Carlo Vizzini, Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, durante un’intervista a KlausCondicio, programma di Klaus Davi in onda su Youtube.
E alla domanda: “Il figlio gay di un boss rischia la vita?”, il senatore ha risposto: “Non in quanto tale, ma può rischiare se vuole fare il boss”.
Fonte Iris Press