Ma quale invenzione: l’Aids è un problema sociale oltre che sanitario

Home » News » Ma quale invenzione: l’Aids è un problema sociale oltre che sanitario

Di Massimo Mele il 16 Maggio 2011. Nessun commento

Con un comunicato congiunto, le principali associazioni impegnate nella lotta all’Aids, rispondono ad un gruppo, l’ennesimo, che mette in dubbio l’esistenza dell’Aids. A prescindere dalla sua provenienza, e dal suo creatore intenzionale o naturale, l’HIV esiste e, per tanti anni, è stato un flagello che ha ucciso milioni di persone. Le terapie antiretrovirali, una miniera d’ora per le case farmaceutiche, funzionano e permettono a chi è sieropositivo di condurre un’esistenza normale. Sotto questo aspetto importa poco se l’HIV è stato inventato da una di quelle case farmaceutiche che oggi si arrichiscono con le terapie, o da un Governo per utilizzarlo come arma batteriologica. Quello che è importante ora è garantire una vita dignitosa ai miolioni di sieropositivi nel mondo. Pubblichiamo di seguito la lettera scritta da LILA, Arcigay, Anlaids e Nadir.

Apprendiamo che un sedicente “gruppo indipendente di attivisti, medici e ricercatori italiani” si riunirà oggi a congresso a Bari sotto il titolo “Aids e Hiv: tutto quello che non vi hanno detto“. Ovvero che l’Hiv è un’invenzione e non una patologia virale che può condurre all’Aids, che le terapie sono una truffa e la prevenzione è inutile.

Sono le teorie dette negazioniste, che ciclicamente ricompaiono nonostante da oltre un decennio siano innegabili le evidenze dell’efficacia delle terapie antiretrovirali, evidenze semplicemente valutabili in termini di vite umane salvate in Italia e nel mondo. Teorie vecchie, ben note, ma mai supportate da evidenze scientifiche o sottoposte a revisioni, né tantomeno presentate alle associazioni di lotta all’Aids.

La diretta correlazione tra la diffusione delle terapie e il calo dei contagi di Hiv e delle morti per Aids è un’evidenza ampiamente documentata e condivisa da comunità scientifiche, associazioni di pazienti e attivisti, organismi internazionali. Ma per i negazionisti che si riuniranno a Bari, questi argomenti sarebbero solo “pregiudizi e tabù che ancora attanagliano la società”, sui quali ovviamente intendono “fare luce”, propagandati da organizzazioni che si occupano di rendere note alla popolazione solamente “realtà farmacologiche e mediatiche di natura speculativa”. Sono accuse pesanti.

Le tesi complottiste possono avere un certo fascino, che può colpire anche i media, ma quando producono migliaia di morti bisognerebbe procedere con cautela. In Sudafrica, dice uno studio della Harvard School of Public Health, dal 2000 al 2005 il negazionismo, che ha prodotto la mancata somministrazione di farmaci e la totale assenza di politiche sanitarie di prevenzione, ha provocato la morte di 300mila persone, la nascita di 25mila bambini con Hiv e un numero enorme di orfani. Detto questo, esprimiamo innazitutto la nostra grande preoccupazione nei confronti delle persone con HIV/AIDS, che potrebbero – se già in difficoltà a convivere con l’HIV e quanto ciò comporta in termini di stigma e difficoltà relazionali e medico-cliniche – rimanerne affascinate o coinvolte e quindi seguirle con tutte le conseguenze del caso in termini salute personale e pubblica.

Solo ieri Medici Senza Frontiere ha presentato il rapporto Getting ahead of the wave, sullo stato della diffusione dei farmaci salvavita per Hiv/Aids e le prospettive del prossimo decennio, che richiama le linee guida dell’Organizzazione mondiale della Sanità sulla somministrazione delle terapie. L’Onu sarà riunita a New York a luglio per un High Level Meeting su prospettive e strumenti nella lotta globale all’Aids, nello stesso mese si terrà a Roma la Conferenza mondiale della International Aids Society (IAS), organizzata attivamente anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità, e preceduta il 12 luglio dal Forum delle associazioni e organizzazioni di lotta all’Aids del nostro Paese, nel trentennale dell’inizio dell’epidemia.

La lotta all’Aids è un impegno globale cruciale, compreso nei Millennium Developing Goals sanciti sempre dall’Onu, per il raggiungimento dei quali è fondamentale l’impegno del Fondo Globale per la lotta a Aids, malaria e tubercolosi. Proprio lo stesso Fondo al quale peraltro l’Italia non versa un euro, nonostante le promesse, dal 2008, e per il quale non ha assunto alcun impegno futuro, unico Paese del G8 e non solo.

La lotta all’Aids è un impegno condiviso in diverse sedi, istituzionali e non, procede con un continuo confronto e dibattito, non prevede posizioni pregiudiziali e si appoggia alle evidenze e non ai pregiudizi. Siamo consapevoli di tutti gli interessi e le difficoltà che accompagnano tale lotta, ma proprio per questo non accettiamo lezioni di indipendenza da chi si pone al di fuori di tale confronto lanciando accuse che farebbe bene a documentare.

Sollecitiamo le istituzioni sanitarie, l’università e la comunità scientifica italiana a vigilare e se necessario controbattere le tesi negazioniste. Non possiamo più accettare che la strategia di lotta all’Aids, globale e condivisa, efficace e trasparente, supportata da evidenze scientifiche acquisite da tempo, possa essere messa in discussione da fantasiose teorie complottiste.

Valentina Avon ufficio stampa LILA 348 0183527 stampa.lila@gmail.com
Stefano Bolognini ufficio stampa ARCIGAY 348 6839779 ufficiostampa@arcigay.it
Giulio Maria Corbelli ufficio stampa ANLAIDS 349 8100203 giuliomcorbelli@hotmail.com
Simone Marcotullio NADIR Onlus 338 7669337 simone.marcotullio@gmail.com

Pubblica un commento