Anche il Mos sardo contro Belloli, il presidente della Lega dilettanti che ha offeso tutte le calciatrici e le donne di sport
SASSARI. «Non si può sempre parlare di dare i soldi a quattro lesbiche».
Ci sono ricascati. Da un gaffeur all’altro, il calcio italiano sprofonda in un abisso di ignoranza, annaspa nel suo medioevo culturale e nella mediocrità dei suoi dirigenti. Prima il numero 1 Tavecchio e la sua improvvida uscita razzista, adesso il neo presidente della Lega dilettanti Felice Belloli che in un sol colpo insulta tutte le donne, tutto il calcio femminile e tutti gli omosessuali.
Le reazioni non mancano, la richiesta di dimissioni è un coro e le voci si levano anche dalla Sardegna, terra di sport e di calcio femminile.
«E’ un cretino. Nello sport come in tutti i settori ci sono lesbiche e gay. E i gay ci sono anche nel calcio maschile, non liberi come le lesbiche, ma ci sono anche negli spogliatoi maschili, seppur molto velati. Deve dimettersi». Barbara Tetti ha voce in capitolo. Presidente del Mos, il Movimento omosessuale sardo, e con un passato da nazionale di pallamano, constata, reagisce e denuncia, perché sia l’ultima. «Mi domando com’è possibile che in Italia a ricoprire cariche dirigenziali nello sport siano persone simili – sostiene –. Prima Tavecchio razzista, ora Belloli e il suo atteggiamento discriminatorio. E poi non esiste non dare soldi al calcio femminile. E’ calcio, è sport, ha una nazionale. Questo signore lo ricordi. Vive fuori dal mondo. finché una frase così la sputa Tizio al bar, insomma. Ma da un dirigente è allucinante».
Non è la prima volta, e questa volta il sessismo ha anche connotazioni pratiche: i soldi, i contributi. «Abbiamo dirigenti sportivi talmente impreparati – prosegue Barbara Tetti –, cento anni fa poteva starci, ma siamo nel 2015. E poi si ricordi che ci sono lesbiche e gay in qualsiasi nazionale. Nel calcio femminile probabilmente per varie ragioni ce ne sono di più e meno nascoste ma esistono anche nella femminilissima pallavolo. Gielo garantisco, lo stereotipo che le lesbiche sono tutte mascoline è una stupidaggine. Anche Belloli come Tavecchio deve andare a casa. Già lo sport femminile è discriminato di per sé in Italia. Se a una squadra maschile arrivano 10.000 euro in un anno, a una femminile ne danno 100. Non ci sono soldi per lo sport, ma per quello femminile ce ne sono ancora di meno».
Barbara Tetti ha vissuto queste problematiche anche da atleta, prima che da dirigente del Mos. «Ci sono nazioni molto più avanti di noi, nel confronto tra sport maschile e femminile, in particolare nei paesi nordici l’attività femminile ha una grande rilevanza. In Norvergia il primo sport in assoluto è la pallamano femminile. Sono paesi nei quali l’unico aspetto importante è che il gioco sia bello, e non chi lo fa. Sono paesi decisamente più avanzati dell’Italia.
Il Movimento omossessuale sardo si batte da tempo contro l’omofobia e la discriminazione anche nello sport. «Abbiamo avviato delle iniziative, non ci stanchiamo. L’ultima è stata la campagna di sensibilizzazione che ha trovato il sostegno della Dinamo, della Città dei candelieri di pallamano, della Torres maschile e di quella femminile. Ma c’è ancora tanto, molto da fare, e se al vertice dello sport ci sono dirigenti simili, è ancora più difficile».
La Nuova Sardegna 16 Maggio 2015