La legge che questa settimana dovrebbe venire discussa alla Camera non piace a nessuno. “Non perdano neanche tempo a votarlo, si risparmino la fatica” commenta Flavio Romani di Arcigay. Mentre destra e cattolici alzano il tiro “No alla legge ‘bavaglio’, liberticida e anti-costituzionale” tuona il pidiellino Pagano, firmatario di numerosi emendamenti.
Incostituzionale. Sarà questo l’argomento principale degli oppositori all’estensione della legge Reale-Mancino all’omo/transfobia. Incostituzionalità che per due volte portò alla bocciatura del testo proposto in Parlamento. In passato però si scelse, forse consapevolmente, di produrre una legge ex novo per gay e lesbiche. Questa volta, invece, l’intenzione è più semplicemente di estendere anche ai reati causati dall’odio omo/transfobico la vigente legge Mancino. Difficile che una legge in vigore dal 1993 possa venire dichiarata incostituzionale. Tre i principali argomenti usati dalle destre: discrimina gli etero, . Per la Lega, punire solo gli omofobi e non gli “eterofobi”, i misogini (per quanto la legge punisca già i crimini di odio a sfondo sessuale e quindi anche i misogini . . . sic!) o i misantropi (??) sarebbe limitativo e discriminante. Inoltre la nozione di “orientamento sessuale” sarebbe troppo generica. Per il PDL invece è sbagliato parlare di odio verso “una condizione che può essere positivamente risolta, superando situazioni difficili, come in più d’un caso è accaduto” (tradotto significa che può essere curata). Eppoi “l’odio è una tra le passioni che compongono naturalmente la psicologia umana, che fanno da tramite tra la vita sensibile e la vita morale della persona” e quindi non si può pretendere di punire “in sé e per sé, a meno di non voler tornare ai sistemi giuridici degli Stati totalitari”. In altre parole: bisogna riconoscere il diritto all’odio verso forme “patologiche” (in quanto curabili) di sessualità.
Infine i due eletti di Fratelli d’Italia che si scagliano contro la nascita di un fantomatico “reato di opinione” qualora la legge venisse estesa anche all’omo/transfobia. Verrebe punti chi esprimesse semplicemente “il dissenso per i matrimoni gay o la contrarietà all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali o semplicemente affermasse, in base al proprio credo religioso, che l’omosessualità è un peccato. A rischio c’è quindi “la libertà di espressione”, anticamera di “una vera e propria discriminazione religiosa” dato che i sacerdoti non potrebbero più esprimere le loro idee.
Dall’altra parte le associazioni GLBT che denunciano il paradosso discriminatorio del testo portato in aula che estenderebbe all’omo/transfobia solo una parte della legge, quella riguardante l’incitamento o la commistione di espliciti crimini di odio basati sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, ma non riconoscerebbe omofobia e transfobia come aggravanti in altri reati come l’aggressione, la violenza, l’omicidio ecc. Aggravante che invece la legge riconosce alle altre fattispecie di reato come il razzismo, il sessismo, l’odio religioso ecc. Quindi picchiare un uomo perchè cattolico presuppone un’aggravante, picchiarne uno perchè gay no!
Alle critiche cerca di rispondere il relatore della legge Scalfarotto, PD e gay dichiarato: “L’aggravante va introdotta, punto. Come PD abbiamo già presentato un emendamento che la prevede, e che contestualmente introduce una norma che chiarisce che l’intera legge Mancino (tutta, non solo dunque la parte sull’omofobia e la transfobia) non si applica alla manifestazioni del pensiero riconducibili al pluralismo delle idee. Che poi è il principio dell’articolo 21 della Costituzione repubblicana.”. Quella che associazioni GLBT e sinistra hanno già soprannominato “norma salva preti” non è ancora chiaro come verrà introdotta. Rimane il fatto che, dopo venti anni, solo la ventilata estensione della legge all’omo/transfobia ha generato l’esigenza di specificare un aspetto che ci sembra piuttosto inutile. Senza infatti alcuna norma salva razzisti, e pur essendo il razzismo annoverato fra le fattispecie di reato della legge Mancino già dal ’93, nessuno si è mai sognato di parlare di reato di opinione e tesi e commenti razzisti hanno continuato a trovare posto nei discorsi e nei documenti di diversi partiti politici e associazioni leghiste e di destra. Perchè solo ora questa esigenza?