Renzi aveva promesso: “Entro maggio legge sulle unioni civili”. In quanti ci avevano creduto? Agli scettici va ancora una volta la ragione. Siamo giunti ad Ottobre e ancora si continua a rimandare. L’altra sera il Ministro Maria Elena Boschi, interpellata a Porta a Porta riguardo l’approvazione di una legge sulle unioni civili, ha dichiarato :”Temo slitteranno i tempi. Eventualmente riprenderemo a gennaio”.
È dall’ottobre del 2014 che il Premier Renzi porta avanti la sua serie di annunci a favore dell’approvazione di una legge sulle unioni civili, ed è dagli anni ’80 che in Italia si tenta di fare arrivare in aula una proposta di legge in materia. Sono tanti e diversi i nomi scaturiti dalla fantasia dei nostri “legislatori”: dalle coppie di fatto alle famiglie di fatto, dai Pacs ai Dico ai Didore, arrivando fino alle unioni civili (o “civil partnership” come le chiamava Renzi, con termini inglesi, quando cominciò a parlare di Unioni Civili alla tedesca), e alle recentissime “formazioni sociali specifiche”: le diciture cambiano, le proposte di legge si susseguono, gli emendamenti non si contano. Ma anche gli allarmi, le campagne di opinione, l’ostracismo della Chiesa. Comunque sia l’Italia rimane un Paese che, fanalino di coda in Europa insieme a Russia, Turchia e Slovacchia, non è ancora capace di riconoscere e tutelare adeguatamente i diritti di parte dei suoi cittadini. Diritti che l’Europa ci chiede di riconoscere fin dal lontano 1994 quando il Parlamento approvò la famosa risoluzione per i diritti delle persone omosessuali e transessuali prima firmataria l’eurodeputata verde Claudia Roth. Da allora le risoluzioni, per le coppie gay e lesbiche, contro l’omofobia e la transfobia ecc, si sono moltiplicate ma in Italia non sono mai state recepite. Che questa sia la volta buona?