Il governatore dello stato americano dell’Indiana, il repubblicano Mike Pence, ha firmato la controversa legge che apre le porte alla discriminazione dei gay e non solo. Si chiama “Religious Freedom Restoration Act” e permetterà a singoli individui o società denunciate per discriminazione di appellarsi al rispetto delle proprie convinzioni religiose. Ora sarà possibile, per i fondamentalisti cristiani o musulmani o di qualche setta integralista, negare un caffè, un servizio di catering o qualunque servizio appellandosi alle proprie convinzioni religiose. Considerato l’odio omofobico di tutte le religioni è facile pensare che i primi discriminati saranno gay e lesbiche, ma la lista dell’odio religioso è lunga. Ci sono gli ebrei, le donne che abortiscono, i divorziati, le prostitute ecc. Una obiezione di coscienza, quella formula che in Italia ha depotenziato leggi come la 194, su vasta scala che, di fatto, legalizza la discriminazione. L’esatto contrario della legge contro i crimini di odio, come la legge Mancino italiana, che vieta appunto la discriminazione e l’istigazione all’odio su base ideologica.
La stessa logica seguita dalle Sentinelle in piedi italiane: dietro la scusa della libertà di opinione rivendicano il diritto alla discriminazione di gay e lesbiche sulla base del loro credo religioso.
Contro la legge si sono mobilitati non solo i gruppi per la difesa dei diritti dei gay e dei diritti civili, ma anche molte importanti associazioni commerciali e corporation. La prima azienda a esprimersi contro il provvedimento è stato il gruppo tecnologico Salesforce attraverso il suo amministratore delegato, Marc Benioff. Attraverso un tweet, infatti, Benioff ha annunciato la “cancellazione di tutti i programmi che richiedono ai nostri consumatori/dipendenti di viaggiare in indiana”.
Anche gli organizzatori di GenCon, la convention di videogiochi che ogni anno porta a Indianapolis migliaia di persone, ora minaccia di non replicare l’appuntamento. L’anno scorso l’evento portò 50 milioni alla città. Ma non solo le aziende si sono scheirate contro la legge. Anche i leader della “chiesa cristiana, i discepoli di cristo” hanno minacciato di rivalutare se tenere o meno l’assemblea generale da seimila persone a indianapolis nel 2017. E lo stesso sindaco della città, il repubblicano Greg Ballard, si è detto contrario a un decreto che rischia di innescare un boicottaggio dello stato a livello nazionale. Ballard ha affermato in una nota che la legge controversa invia “il segnale sbagliato”. Secondo il sindaco “Indianapolis si sforza di essere un luogo accogliente che attrae aziende, convention, visitatori e residenti”. Il timore è che turismo e investimenti vengano meno.
La Camera del Commercio dell’Indiana ha subito emesso una nota in cui si legge “secondo noi la legge è completamente non necessaria” e il governatore ha spiegato che serve a “impedire che i governi locali e lo Stato possano limitare sostanzialmente la capacità di una persona di esercitare il proprio credo politico.” Il tweet di sdegno di Tim Cook è partito in automatico:
In tutto il mondo, lottiamo per trattare allo stesso modo ogni cliente, prescindendo da dove provengono, come pregano e chi amano.
E ancora:
Apple è aperta a tutti. Siamo profondamente insoddisfatti della nuova legge dell’Indiana, e chiediamo che il governatore dell’Arkansas ponga il veto ad una legge simile in discussione, la H.B.1228.
La H.B.1228 è un disegno di legge d’indirizzo analogo, approvato di recente dal Senato dello Stato dell’Arkansas, e che sta sollevando più d’un sopracciglio. D’altro canto, era inevitabile che andasse così. Storicamente Apple ha sempre difeso le minoranze, e ha sempre tifato per l’estensione dei diritti alla comunità LGBT. Una tendenza che si è accentuata in seguito al coming out di Tim Cook, e che ora ha anche una spiegazione.
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