Le associazioni LGBTQ sarde ARC, MOS e Famiglie Arcobaleno rispondono ad un editoriale del direttore dell’Unione Sarda, Anthony Muroni, dal titolo Se il genitore 2 (o 1?) dei cretini è sempre incinta, in cui condanna senza appello l’omogenitorialità facendo appello ad una fantomatica legge naturale ma, sopratutto, confondendo il ruolo riproduttivo con quello genitoriale
Gentile Direttore,
siamo felici che si parli anche sul suo blog dei temi delle nuove famiglie: è molto importante che si discuta civilmente di questi temi, sempre più attuali.
Tuttavia, ci sembra che ci siano da fare delle integrazioni, su alcuni punti. Gliele riassumiamo, qualora volesse integrarle a sua volta.
1. riteniamo che le premesse della teoria sul diritto naturale siano oggi compromesse. In ambito filosofico e delle scienze naturali, oltre che in materia giuridica e sociale, il diritto naturale è considerato sempre meno universale e questo lo indebolisce fortemente.
2. per fare un esempio, quello che nel suo articolo è definito il diritto ad avere un padre ed una madre, è soggetto a grosse oggettive limitazioni: si pensi alla possibilità, sia del padre che della madre, di non riconoscere il figlio all’atto della nascita, oppure alla disgregazione del consorzio coniugale a seguito di violenza, lutti o altri problemi sociali. La realtà ormai è molto lontana dalla famiglia che veniva presentata come unico modello fino al recente passato, e si sta componendo di molte forme che in parte sono nuove, in parte sono contaminazioni di altre culture, e in parte sono perfino un ritorno a vecchi modelli tradizionali, oggi forse dimenticati (come la famiglia allargata).
3. è vero: non è corretto che chi difende un modello di famiglia basato su un certo modello sia scambiato per integralista; ma allora, al contrario, è sbagliato considerare i nuovi modelli di famiglia come bizzarre teorie.
4. su quello che appare al centro del suo pensiero, c’è ampia condivisione: l’idea che un diritto a tutela di un tipo di unione affettiva, omo o etero che sia, debba necessariamente togliere dei diritti ad altri, è aberrante. Tuttavia, è sbagliato pensare che la proposta di chiamare semplicemente “genitori” quelli che non sempre, nella vita affettiva di un bambino, sono un papà e una mamma, sia togliere diritti a qualcuno; anzi, li aggiunge. Lasciando perdere le coppie omosessuali, che, adottando o generando un figlio, sarebbero una coppia che non si riconosce nei termini papà e mamma, ci sono casi diversi: si pensi al disagio del bambino che per disgrazia non ha uno dei due genitori, o entrambi, e vive dalle zie o dalla amorevole vicina di casa…
5. insomma, la famiglia ormai è un concetto non universale ma relativo: basti vedere come cambia il suo modello nel mondo e nel tempo; parlare di genitori, e non di papà e mamma, è pertanto un modo per tutelare le relazioni e i sentimenti di chi, per scelta altrui o per eventi naturali, non ha un papà o non ha una mamma. Su questo approdo, peraltro, sono arrivate molte delle ricerche psicologiche, sociologiche e persino il buon senso, come illustrato anche in un recente seminario di formazione tenutosi presso l’Università di Cagliari il 14 giugno 2013 dal titolo “Diritti di Famiglie”.
La premessa che ha mosso queste parole è l’interesse del minore.
Grazie per l’importante contributo al dibattito, buon lavoro
Associazione ARC Cagliari, M.O.S. Sassari, Famiglie Arcobaleno (Sardegna)
2 Responses to Le associazioni GLBTQ rispondono all’Unione “Riproduzione e genitorialità non sempre coincidono”.