Sebbene le leggi non siano cambiate, la realizzazione di un film a tematica omosessuale in Iran è sicuramente un segnale positivo e denota un’evoluzione nella società sicuramente più avanzata della sua dirigenza
L’ amore omosessuale al tempo dei mullah. Pieno di di spunti interessanti «Circumstance», pellicola d’ esordio della regista iraniana Maryam Keshavarz – premiata dal pubblico del Sundance e inserita nella classifica Indiewire dei migliori film indipendenti dell’ anno – che racconta l’ amore contrastato di due giovani liceali. Atafeh e Shirin , entrambe bellissime e sensuali, vivono nella Teheran più borghese e, almeno all’ apparenza, illuminata e aperta. La prima è figlia di una dottoressa e di un uomo influente, mentre Shirin è una dei tanti orfani della censura; i suoi genitori erano intellettuali considerati eversivi e uccisi dalle autorità. Presentato ieri (repliche oggi alle 15 al Teatro Studio e alle 19.30 al cinema Moderno) fuori concorso nella sezione Extra, il film racconta la passione proibita tra le due giovani che si scatena soprattutto nelle lunghe e sfrenati notti in giro per la città. Ma racconta anche la condanna familiare e sociale. E soprattutto, la persecuzione degli omosessuali che in Iran vengono mandati al patibolo. La giovane regista, da anni in esilio in America, ha voluto trasformare il suo film in una vera e propria campagna sociale per la promozione dei diritti umani in Iran. C. De
Fonte corrieredellasera.it