La LILA denuncia l’offensiva superficialità con cui amministratori e giornalisti trattano le persone sieropositive
Qualche giorno fa di migliaia di persone hanno potuto leggere su diversi giornali nazionali che a Milano ci sarebbero degli “untori”,ovvero persone sieropositive transessuali che si prostituiscono e che rappresentano un pericolo per la salute pubblica. Untori che avrebbero scaraventato nella paura migliaia di cittadini. Questo grazie alle affermazioni del vicesindaco e dell’assessore alla salute irresponsabilmente riprese dai quotidiani e successivamente dalla rete.
Quello che colpisce è che si parli di untori, termine obsoleto e riportato in luce da amministratori della salute pubblica in maniera tanto superficiale e ignorante. Rendendo chiara un’immagine, quella di chi volontariamente espone al rischio di contagio la popolazione.
Per partire da un dato certo, i due trans in questione non hanno alcun obbligo di informare i partner della condizione di sieropositività, ma soltanto di utilizzare il preservativo. La responsabilità della salute sessuale non deve e non può ricadere solo sulle persone che vivono con l’hiv, ma riguarda chiunque abbia rapporti occasionali, siano essi a pagamento o meno. Con queste affermazioni si intende far ricadere la responsabilità solo sui soggetti sieropositivi, anziché favorire la consapevolezza che chiunque si esponga al rischio, con prostitute/i o meno, deve utilizzare il preservativo. Ma paradossalmente in nessun articolo il preservativo viene citato, pur essendo l’unico strumento sufficiente a proteggersi dall’infezione, a parte la castità ovviamente.
Questo rappresenta un problema di ordine sociale e culturale nonché un forte percolo dal punto di vista epidemiologico.
E’ allarmante che persone che appartengono alle istituzioni possano fare affermazioni di così basso e incompetente profilo, fatte per fare del populismo forse a soli fini elettorali. Si fanno affermazioni discriminanti, di tipo moralistico, bigotto e fuorviante, anziché introdurre politiche di informazione mirate verso la popolazione che frequenta prostitute/i e ribadire l’importanza dell’utilizzo del preservativo in simili situazioni.
Contenere il virus nell’ambito di comportamenti ad alto rischio equivarrebbe a contenerne la diffusione in tutta la popolazione che frequenta quei luoghi. Non si capisce perché politici, giornalisti e responsabili dell’informazione dopo 30 anni continuino ad ignorare la comunicazione chiara fatta nel rispetto delle scelte sessuali di ognuno.
Non si capisce perché si favorisca la disinformazione anziché la prevenzione dell’aids in maniera corretta e consapevole.
L’utilizzo del preservativo e la responsabilità per la propria e l’altrui salute, non devono ricadere su una sola delle parti, ma su entrambi i soggetti, poiché in un rapporto sessuale si è sempre in due.
Additare pubblicamente le persone ha il solo scopo di stigmatizzarle, allontanarle dai servizi e rendere la lotta all’aids ancora più ardua.
Brunella Mocci
Presidente Lila Sardegna