A fine Gennaio tutta la stampa riportava la grande notizia “Inserite le coppie gay nel censimento dell’ISTAT del 2011”. Unico scoglio il garante della privacy che però si dichiara favorevole. Ora il passo indietro senza alcuna spiegazione o motivazione. Pressing di Silvio e del Vaticano??
Il 21 gennaio scorso Paolo Patané, presidente nazionale dell’Arcigay, aveva rilasciato alla stampa la seguente dichiarazione:
“Quest’oggi l’Istat ha presentato al Garante della Privacy il progetto di Censimento 2011, che partirà il 9 ottobre prossimo, e che censirà, esattamente come tutte le altre forme di convivenza, anche le coppie gay, previa approvazione del garante stesso.
L’Istat, con la formulazione ‘coppia convivente dello stesso sesso’, ha dato seguito all’impegno assunto dopo un incontro con l’associazionismo gay del marzo 2010.
Proprio sull’assenza delle coppie gay dal censimento, Arcigay ha condotto una battaglia politica decennale, accompagnata e fortemente sostenuta dal sito Gay.it.
La notizia di oggi ci riempie di piacere, ed è una svolta epocale nell’approccio del nostro paese all’affettività di gay e lesbiche perché per la prima volta, attraverso lo strumento del censimento, lo Stato italiano, attesta un interesse a conoscere e quantificare il fenomeno.
Con il prossimo censimento cominceremo finalmente a costruire un quadro chiaro di quante coppie conviventi potrebbero usufruire di giuste leggi di piena parità e uguaglianza”.
Mancava solo l’ok del Garante, dunque, perché questa lunga battaglia fosse coronata dal successo.
Con il Parere del 16 febbraio 2011, il Garante si è espresso favorevolmente sul Piano Generale di Censimento, a condizione che l’Istituto “con specifico riferimento alla possibilità di raccogliere obbligatoriamente i dati sensibili idonei a rivelare la vita sessuale (tramite il quesito ‘convivente dell’intestatario’, con l’ulteriore specificazione ‘in coppia dello stesso sesso’, ‘in coppia di sesso diverso’)” operasse alcun semplici accorgimenti.
Il trattamento di tali dati, infatti, “poteva essere legittimamente effettuato a condizione che fosse individuato nell’ambito di un’idonea base normativa” (e suggeriva, il Garante, ben due strade per farlo: integrando il Psn (programma statistico nazionale) 2011-2013 con un’apposita scheda, oppure, in alternativa, con un atto di natura regolamentare che identificasse “i tipi di dati sensibili che intende trattare e le relative operazioni che intende effettuare”) e che non vi fosse obbligo di risposta (caratteristica da evidenziare sia nel Piano Generale di Censimento, sia nei questionari).
Nessun ostacolo insormontabile dunque. Eppure l’Istat prendeva una strada diversa.
Con nota del 9 marzo 2011, l’Istituto comunicava all’Autorità di aver “provveduto a recepire le prescrizioni in merito al Piano Generale di Censimento”, rappresentando che “il Comstat – Comitato di indirizzo e coordinamento dell’informazione statistica – (non si sa bene a quale titolo investito della questione, ndr) è intervenuto modificando il questionario di rilevazione – al fine di renderlo maggiormente aderente” (?!) “alle osservazioni formulate dal garante – mediante l’accorpamento delle risposte di cui ai punti 03 “Convivente dell’intestatario in coppia di sesso diverso” e 04 “Convivente dell’intestatario in coppia dello stesso sesso” del Quesito 1.1. “in un’unica risposta “Convivente in coppia dell’intestatario”, ciò con la specificazione nelle “Istruzioni per guida alla compilazione” che tale casella deve essere barrata sia in caso di coppia formata da persone di sesso diverso, sia in caso di coppia formata da persone dello stesso sesso”.
In pratica, scompariva dal questionario censuario il quesito apprezzato e tanto atteso dall’Arcigay e dalla società civile, ma non certo per “colpa” del Garante, che trovava, infatti, opportuno, lo scorso 23 marzo, pubblicare una sua Presa d’atto “della scelta dell’Istat di effettuare nell’ambito del censimento la sola rilevazione delle ‘convivenze in coppia’, senza l’ulteriore specificazione ‘in coppia dello stesso sesso’, ‘in coppia di sesso diverso’, sottolineando però che “tale scelta non era l’unica possibile tra quelle che avrebbero potuto essere adottate per rendere il trattamento aderente alla normativa in materia di protezione dei dati personali e al parere dell’Autorità del 16 febbraio 2011”.
Con questa scelta l’Istat è venuto meno agli impegni assunti con l’Arcigay, così deludendo le legittime aspettative di tutto l’associazionismo lgbt, e non solo.
La retromarcia dell’istituto presieduto da Enrico Giovannini, le cui motivazioni sono tutte da chiarire, è una vera doccia fredda per i vertici dell’associazione, che al Foglietto hanno manifestato incredulità e stupore.
Fonte usirdbricerca.info