La depenalizzazione dell’omosessualità in Irlanda risale al 1993. Ieri. Oggi invece i cittadini irlandesi sono chiamati a esprimere il loro voto riguardo l’equiparazione dei matrimoni omosessuali a quelli eterosessuali, nel primo referendum nazionale al mondo su tale tema.
Se il voto popolare desse ragione al sì, i matrimoni tra persone dello stesso sesso verrebbero inclusi nella Costituzione attraverso un emendamento all’articolo 41. La modifica proposta dal referendum dice che “il matrimonio può essere contratto secondo la legge da due persone, senza distinzione di sesso”.
Durante la lunga campagna referendaria il fronte del no è emerso soprattutto attraverso la voce dei vescovi cattolici e dei gruppi di matrice religiosa, che fondano le loro argomentazioni sulla difesa dei bambini (tanto per cambiare) e sul timore di un’apertura alle adozioni per le coppie omosessuali.
La consultazione popolare sulla questione dei matrimoni omosessuali in Irlanda è un evento altamente significativo nel contesto di un forte attaccamento all’istituzione religiosa (più dell’85% della popolazione si dichiara cattolica).
Attendiamo fiduciosi un risultato segno di progresso civile che coinvolga al più presto anche l’Italia. Qui, così come in Grecia, Romania, Polonia e altri Paesi dell’Est non è previsto alcun tipo di riconoscimento per le unioni gay.