Duecento persone al sit-in in piazza d’Italia dopo l’aggressione al senegalese
SASSARI. Non c’è l’ambulante picchiato l’altro giorno sotto i portici Crispo: «E’ rimasto a casa – raccontano i suoi amici senegalesi – perchè ha bisogno di riposare. Sì, ha un po’ di paura, è a Sassari da appena sei mesi ma resterà qui, non andrà via. Noi ci troviamo bene, non c’è razzismo, anche se quello è comunque un fatto grave». Sit-in con poco più di 200 persone, ieri mattina, in piazza d’Italia, una iniziativa promossa al volo, giocando sull’effetto facebook per dare una risposta immediata al grave fatto di violenza. Assenti i giovani, tanti i senegalesi, non si sono presentati gli altri stranieri che risiedono in città.
Non c’è la grande folla, ma considerato l’orario, il poco tempo a disposizione per organizzare l’evento e valutato che gli studenti a quell’ora sono a scuola, tutto sommato non è andata male.
«Quell’aggressione è firmata da un gruppo di teppisti vigliacchi – dice il sindaco Gianfranco Ganau – che se la prendono con i più deboli. Il fenomeno è recente e preoccupa, anche perchè si possono innescare dinamiche diverse e difficilmente controllabili. Credo che dalle forze dell’ordine avremo presto delle risposte. Sassari è sempre stata una città tranquilla, dove la gente era libera di circolare liberamente a qualsiasi ora. Da qualche tempo non è più così». Ci sono decine di giovani senegalesi, e c’è Tal Moussa, responsabile della comunità: «In città siamo migliaia – dice – oggi siamo qui per testimoniare il no alla violenza. Ma quello avvenuto nei portici Crispo è un episodio di razzismo puro, non è la prima volta che accade. Era già successo l’estate scorsa ad Alghero. Certo, non bisogna generalizzare, noi dobbiamo ringraziare Sassari per come ci ha accolto, e siamo convinti che si tratti di un episodio isolato».
Luigi Manconi, sociologo, senatore e sottosegretario nel Governo Prodi, ricorda che in Sardegna il livello di aggressività nei confronti degli ospiti è sempre stato inferiore alle altre realtà. E sottolinea che è importante «fare in modo che gli stranieri non vengano visti come corpi estranei ma siano parte integrata della città e della società italiana».
L’analisi parte dal fatto che Sassari non è diventata e non sarà mai razzista: «Ma queste sono dichiarazioni imbecilli – dice Manconi – perchè se all’interno della società italiana ci sono pulsioni, diffidenza, ansia e ostilità, allora il rischio è che, in alcune circostanze, prenda forma anche l’aggressività razzista». La Lega Nord Sardinia lancia una provocazione: «Il fenomeno è a livelli di guardia, è violenza e non razzismo. Non dimentichiamo che la Brigata Sassari – afferma Luigi Todini – è stata impiegata per controllo del territorio in diverse città italiane. Sarebbe un buon deterrente: al bando il comformismo perbenista, prima che sia troppo tardi».