In manette allenatore dei bambini

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Di Massimo Mele il 15 Aprile 2011. Nessun commento

Violenza sessuale e abusi sui baby calciatori, diversi i casi accertati

SASSARI. Violenza sessuale su un ragazzino di 15 anni. Attenzioni morbose sui bambini che frequentavano la scuola calcio e facevano parte della formazione esordienti (8-10 anni) che lui – come tecnico incaricato dalla società – allenava nel 2008. Li baciava e toccava negli spogliatoi del campo sportivo: in tanti sapevano, nessuno parlava. Ora Bruno M., panettiere di 48 anni, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale aggravata.
I gravi fatti si sono verificati tra il 2008 e il 2010 in un paese della provincia di Sassari, dove l’uomo – che non è sposato – risiede e lavora.
La delicata inchiesta – ancora in pieno svolgimento, perchè ci sono diversi episodi da approfondire e altri che nel frattempo sono stati messi a conoscenza degli investigatori – è coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Sassari Paolo Piras che ha richiesto l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari Carla Altieri. Il provvedimento è stato eseguito ieri mattina: i carabinieri sono andati a prendere il panettiere sul posto di lavoro. Fredda la sua reazione, solo poche parole, poi più niente. L’uomo è stato rinchiuso nel carcere di San Sebstiano dove sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia.
La storia comincia nel 2008: l’uomo, un passato da calciatore dilettante, è rimasto nell’ambiente e si è messo a disposizione per insegnare la pratica sportiva ai bambini. Viene inserito nella scuola calcio, la società gli affida la formazione esordienti di cui fanno parte piccoli dagli otto ai dieci anni. Bambini indifesi che i genitori accompagnano al campo certi di inserirli in un ambiente sano, lontano dai pericoli e dalle insidie della società. Invece negli spogliatoi succedono strane cose: l’allenatore rivolge attenzioni morbose nei confronti di gran parte dei suoi “esordienti”. Baci e abbracci, li tocca spesso negli spogliatoi, quasi sempre quando sono soli. La voce comincia a circolare, se ne parla in qualche casa. Ma i gravi fatti non emergono in maniera decisa.
Passano quasi due anni, e si arriva al periodo settembre-ottobre 2010. A fare scattare l’allarme è una donna che vede Bruno M. circolare in auto con un ragazzino al suo fianco. Basta poco per fare uno più uno: in città si dice che quel panettiere è «sessualmente disturbato», che è «attratto dai ragazzini». Se ne occupano i Servizi sociali del Comune e la comunicazione – finalmente – arriva anche ai carabinieri. Gli investigatori avviano un lavoro delicato, perchè di mezzo ci sono minori e famiglie (molte ignare di quel che è accaduto), senza creare agitazione che, in situazioni simili, può diventare pericolosa.
Con tutte le tutele richieste quando ci si trova a operare con minori, i carabinieri del comando provinciale – guidati dal colonnello Francesco Atzeni – contattano i genitori del ragazzino notato in auto con il panettiere-allenatore. Gli investigatori rappresentano i dubbi, li informano della notizia. Si decide di andare avanti, di approfondire la vicenda: il ragazzino si confida con babbo e mamma, ammette di avere subito due violenze sessuali da quell’uomo: una risale al giorno in cui la donna lo nota in auto, l’altra un mese più tardi a casa di quella persona che gli aveva raccomandato di non raccontare niente a nessuno. E così è stato per parecchio tempo.
Da quel momento, però, i carabinieri mettono insieme altri elementi, collegano storie e comportamenti, danno un senso a notizie e confidenze raccolte «ascoltando» persone affidabili. Si fa un salto indietro al 2008, a quando Bruno M. faceva «l’allenatore dei ragazzini». Seguiva la squadra degli esordienti, bambini della scuola elementare, tra gli 8 e i 10 anni. In campo un comportamento, negli spogliatoi un altro. Troppo morboso – oggi raccontano alcuni testimoni – baci, abbracci che sembravano senza fine, e poi quei palpeggiamenti che oggi vengono descritti in maniera dettagliata e visti sotto una luce diversa.
Alcuni dei piccoli calciatori hanno confermato le circostanze di quei fatti, altri hanno raccontato di non ricordare, ma c’è anche chi ha «preferito» dimenticare in fretta e oggi non se la sente di rivivere quei momenti così «fastidiosi».
Le indagini dei carabinieri, coordinate dal magistrato titolare dell’inchiesta, Paolo Piras, sono ancora nella prima fase. Nel senso che – a parte gli episodi accertati – ce ne sarebbero altri sui quali l’attività investigativa è ancora in corso. Si sono resi necessari, infatti, una serie di approfondimenti, partendo da situazioni che avrebbero un percorso fin troppo chiaro.
L’indagine non è semplice, soprattutto perchè le vittime coinvolte sono tutte minori e la tutela deve essere massima per evitare che possano essere esposte a gravi conseguenze, anche a distanza di qualche anno da quando i fatti si sono verificati.

Fonte lanuovasardegna.it

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