La protesta rimbalzava sulla Rete già da qualche giorno. Fino all’apice della denuncia del deputato del Pd, Ivan Scalfarotto, che sul suo profilo facebook riportava notizia di una presunta “volontà censorea” da parte della Rai, rea – riferivano sue fonti giornalistiche – di non aver messo in onda lo spot contro l’omofobia. Realizzato, tra l’altro, dal Dipartimento per le Pari Opportunità (la delega è del ministro Elsa Fornero). Una motivazione di fondo per la “gravissima” cancellazione, il parlamentare la indicava: “Le parole ‘gay’ e ‘lesbica’ usate nello spot sono considerate parolacce”. Si tratta dei soliti pregiudizi moralistici che da sempre, surrettiziamente, condizionano i palinsesti Rai? Nel primo pomeriggio, dopo una mattina di discussione sulla strategia da seguire (così riferiva l’ufficio stampa ndr), la risposta in un laconico comunicato. “Lo spot di comunicazione istituzionale sull’Omofobia presentato alla Rai lo scorso 9 aprile e promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – recita la nota pubblicata sul sito della Rai – sarà trasmesso dal 13 al 26 aprile come previsto e pianificato con il Dipartimento dell’informazione e Editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri”. Insomma, il videoclip verrà messo in onda “come previsto”. “Benissimo”, è il commento del deputato Pd che, a risultato ottenuto, non nasconde la soddisfazione, rifiutando ogni “processo alle intenzioni”. Pur nella consapevolezza che la lotta all’omofobia è uno dei punti dolenti della politica italiana che, ormai da anni, nonostante le continue proteste, continua a collezionare buchi – legislativi – nell’acqua. “Abbiamo appena presentato una nuova proposta di legge che estende la Legge Mancino (provvedimento del 1993 contro le discriminazioni razziali, etniche e religiose ndr) anche all’omofobia, già firmata – spiega Scalfarotto – da 140 colleghi deputati, tra cui Rosy Bindi”. Potrebbe essere questa la legislatura giusta per portare finalmente a compimento l’impresa? “Con questo Parlamento composto da molte donne, giovani e rinnovato per una buona parte, la legge ha sicuramente più possibilità di andare a buon fine”. Lo spot che vedremo sulle reti Rai nei prossimi giorni gira sul web già dallo scorso gennaio. Realizzato per iniziativa del ministro Fornero nell’ambito di una campagna portata avanti in collaborazione con associazioni di gay, lesbiche e trans – che comprende anche incontri, confronti, tavoli di studio – è “un prodotto molto bello ed efficace”, sostiene Flavio Romani, presidente nazionale dell’Arcigay. “Non è per niente scandaloso e non può turbare nessuno, soldi pubblici spesi bene insomma”, sostiene precisando che il messaggio veicolato dallo spot è “importante” in un Paese che, dice, “non educa alle differenze”. “Mancina, alto, lesbica”; “Rosso, intonata, gay”; “E non c’è niente da dire”, recita la clip. Il messaggio è chiaro: contro l’omofobia, la cultura delle differenze. Perché quello che manca in un Paese che stenta a fare i conti con una delle sue più nere realtà “una cultura più diffusa che parta dalle scuole e educhi alle differenze – spiega Romani – ma anche un appoggio politico forte che arrivi dall’alto e dia in qualche modo il buon esempio”. Elementi che se fossero messi in atto “con forza”, i fenomeni omofobici “calerebbero drasticamente”. Non che l’Italia sia un Paese “diverso dagli altri, secondo questo aspetto”, sostiene. “Però è vero che i casi di omofobia anche violenta, purtroppo sono moltissimi e quelli di cui veniamo a conoscenza sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto diffuso perché l’omosessualità per certi versi è ancora un tabù”.11 aprile 2013
viaIl web denuncia: la Rai censura lo spot sull’omofobia. — Arcigay.