Più di 12.000 euro. E’ questo il conto presentato dall’amministrazione comunale al Movimento Omosessuale Sardo per la rimodulazione della TARI relativa alla sede dell’associazione. Molto più di una doccia fredda per il MOS che, negli ultimi due anni, ha cercato in ogni modo di trovare un appiglio in un regolamento, quello sull’applicazione della tassa rifiuti, che non fa molte distinzioni tra un’associazione di volontariato ed un centro commerciale. Secondo il regolamento, votato qualche anno fa dal consiglio comunale, solo le strutture che si occupano dei “bisogni primari” della popolazione sono esentate dal pagamento: ovvero chi offre posti letto o pasti caldi alle persone disagiate. Tutti gli altri devono pagare e non in base alla reale produzione di rifiuti, ma della superficie occupata. La sede del MOS, prima condivisa con il circolo Arci Borderline, chiuso ingiustamente dal Tribunale nel 2004, è piuttosto grande e, moltiplicando i metri quadri per la quota dovuta dagli uffici tecnico/commerciali, il conto diventa troppo oneroso: circa 2500 euro all’anno, a fronte dei 500 euro finora pagati. Una cifra spropositata per un’associazione di volontariato totalmente autofinanziata.
Dal MOS, che fra qualche mese festeggerà 25 anni di attività sul territorio, fanno sapere che pagare tutti quei soldi sarà davvero un problema “Abbiamo resistito ad attacchi omofobici di ogni tipo e rischiare la chiusura per la mondezza è davvero ridicolo” sbotta Barbara Tetti, alla guida dell’associazione dal 2013. “Non hanno tenuto conto né della nostra storia né dei servizi che eroghiamo, gratuitamente, alla popolazione: dal telefono amico, al counseling, all’informazione sull’Aids e le Malattie Sessualmente Trasmissibili, ai seminari di formazione per docenti e tanto altro”. Ma anche uno spazio a disposizione della città, con l’organizzazione di laboratori teatrali, corsi di informatica, di inglese o di italiano per persone disagiate e stranieri; o con la raccolta di materiali, come vestiti e medicinali, per le zone terremotate, per i profughi o per le persone bisognose. Tutto questo ora non sarà più possibile. Dal MOS fanno sapere infatti che una parte dei locali è già stata chiusa “La prossima raccolta di indumenti e coperte la faremo a Palazzo Ducale”, ironizza Tetti. Ma se non si troverà una soluzione, la stessa sorte potrebbe toccare anche agli uffici e alla sala conferenze.
Dal MOS un appello all’Amministrazione perchè riconosca all’associazione il suo ruolo sul territorio “Non abbiamo mai chiesto niente e da 25 anni ci autofinanziamo ora però pretendiamo che il Comune trovi una soluzione ad una ingiusta tassazione”. E lanciano la campagna “Il volontariato non è spazzatura” che vuole essere insieme di sensibilizzazione e di raccolta fondi.