Gli americani chiamano il fenomeno in questione gentrification: il cambiamento socio culturale di un’area. Casi famosi, quello del Greenwich Village, ovviamente, a New York. O il barrio madrileño di Chueca. Quartiere inaccostabile e malfamato, regno di spacciatori e piccoli criminali fino alla caduta di Franco. Irresistibile fulcro della movida madrileña, è oggi il quartiere gay più grande d’Europa.
In Italia è accaduto a Torre del Lago, che per la verità dal 1938 si chiama Torre del Lago Puccini e che una sua identità culturale ce l’aveva di già. E ruotava intorno a Giacomo Puccini e al festival a lui dedicato. Poi, dalla fine degli anni ‘90 è cambiato tutto. Non un processo di gentrificazione vero e proprio — dove i nuovi attori della scena sociale arrivano e fanno piazza pulita: piuttosto una sovrapposizione di identità separate. Ovviamente, identità fortissime, siamo in Toscana, e per di più sulla costa. Basti pensare che nel 1988 gli abitanti di quella che è una frazione di Viareggio, misero in piedi un referendum autonomista e votarono per l’82 per cento la separazione. Quando però nel 2004 il referendum fu normato da una legge della Regione e votarono anche i viareggini, gli autonomisti raggiunsero solo il 40 per cento. Una storia quasi balcanica, se non fosse per l’indole pacifica della gente di qui.
Pacifica fino a un certo punto, però. Perché quando le cose a Torre del Lago Puccini iniziarono a cambiare, non mancarono i contrasti, anche violenti. Non contro Viareggio, ma contro una nuova comunità che si andava insediando. Negli anni ‘90 Torre del Lago sembrava essere diventata la Cenerentola della Versilia. Bellissima, certo. Non ci sono molti posti in Italia circondati contemporaneamente da un lago, dal mare, da un parco naturale, da dune di sabbia di venti metri, da stagni, con una vegetazione che va da un centimetro a trenta metri. Un posto straordinario, che viveva però di luce riflessa. Poi qualcuno iniziò a mettere insieme i pezzi. Già dagli anni ‘60 infatti la grande spiaggia libera della Lecciona — a quel tempo spiaggia nudista — era meta di turismo gay. Anzi, per la precisione GLBT, che sta per gay, lesbiche, bisessuali e transgender. I locali notturni non mancavano e tra i melomani fedelissimi del festival pucciniano c’erano tanti omosessuali. Il 26 febbraio del 1998 nacque così Friendly Versilia, progetto promosso all’epoca dall’Arcigay per sviluppare l’offerta turistica rivolta a gay e lesbiche in Versilia.
Alessio De Giorgi — allora presidente dell’Arcigay di Pisa — fu tra i promotori di quell’iniziativa, che oggi, a tredici anni di distanza è diventata un business tra i più rilevanti della costa e il maggiore fenomeno di turismo gay in Italia. «All’inizio — racconta — avemmo grandi difficoltà. Nel ‘99 venimmo aggrediti da un folla di torrelaghesi inferociti che riuscirono a scaraventare nel lago il palco che doveva ospitare una serata di cabaret».
Le cose sono cambiate con il tempo, «anche perché — dice De Giorgi, che oggi è il proprietario del locale Mamamia — presto si sono resi tutti conto che eravamo in breve diventati uno straordinario motore di sviluppo economico per tutta Torre del Lago». Si parla di 100 mila persone a stagione. La settimana lesbica di questa estate ha portato 20 mila donne, che hanno usufruito di tutti i servizi offerti dalla zona, contribuendo a far girare bene le economie locali, anche in un momento di forte crisi. Gli imprenditori gay e gay friendly di Viareggio e Torre del Lago sono oggi raccolti in un consorzio di imprese — 49 in tutto — presieduto da Regina Satariano». Tutto bene dunque? No, non va tutto bene. Per capirlo basta fare un salto dal Presidente del Festival Pucciniano, Paolo Spadaccini. Suo nonno era l’autista di Giacomo Puccini. Suo padre è stato presidente del festival negli anni ‘70. Carica che Spadaccini ha ricoperto dal ‘95 al 2003, per poi tornare in sella a novembre dello scorso anno.
Racconta di quanto ha significato e significa la presenza di uno dei maggiori festival musicali italiano, in un posto come Torre del Lago, «in termini di lavoro, cultura, identità». Un posto dove gli appassionati di opera vengono da tutto il mondo, per ascoltare e ammirare i luoghi dove Puccini visse e compose le sue più celebri opere liriche. «Eppure — dice Spadaccini — lo Stato si è dimenticato di noi. I soldi tagliati a tutti gli altri festival musicali sono stati tutti reintegrati, come quello dedicato a Verdi, per esempio, mentre a noi non è rimasto nulla. Il Festival sta in piedi solo per amore del pubblico». Questo accade dal lato del lago. E dal lato del mare?
Per capire cosa succede, basti pensare al fatto che cinque locali della marina hanno subito nelle ultime settimane la bellezza di settanta controlli, che hanno portato soltanto a tre multe. «E poi c’è il Comune — dice De Giorgi — che continua a mettere i bastoni tra le ruote, come per il caso della chiusura a mezzanotte del Priscilla. Sono mazzate sulla nostra capacità di fare turismo». Torre del Lago capitale dell’Opera lirica, Torre del Lago capitale del turismo gay. Le identità sovrapposte, parallele, che a un primo colpo d’occhio sembrano distanti e separate. In realtà nella comunità gay gli amanti dell’opera sono numerosi, mentre sulla marina, la sera, insieme alle coppie gay che esprimono la loro identità con una libertà sconosciuta altrove, ci sono famiglie di torrelaghesi a passeggio, coppie etero. Tra i due luoghi dell’identità di Torre del Lago, c’è però un cuscinetto, una zona franca, fatta di spacciatori, venditori abusivi, ladri. «Una illegalità diffusa — dice De Giorgi — che però viene tollerata». E le aggressioni si moltiplicano. Quest’anno sembra quasi fare a gara con l’annus horribilis, il 2006, che vide dopo una serie aggressioni, la violenza sessuale contro una lesbica. Una situazione pesante che rischia di minare le fondamenta di una convivenza delicata, che si è costruita nel corso dell’ultimo decennio, e che fa di Torre del Lago un esperimento unico in Italia.
Fonte Il Corriere della sera, edizione di Firenze