Il mercato del sesso nei vicoli del Corso. Viaggio nel racket della prostituzione

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Di Massimo Mele il 21 Settembre 2010. Nessun commento

Corso Vittorio emanuele – Sassari

In molti lo chiamano il lavoro più antico del mondo. Ma se si guarda da vicino al fenomeno della prostituzione si scopre che in realtà è la schiavitù più antica del mondo. Da oggi SassariNotizie apre un’inchiesta a puntate dedicata al mondo delle vittime della tratta. L’intento è uno solo: raccontare, senza moralizzare né ripetetere luoghi comuni o stereotipi. Daremo la parola soltanto a chi ha toccato con mano queste realtà. Oggi iniziamo raccontando la prostituzione negli appartamenti del centro storico di Sassari.

SASSARI. Tutto inizia con un annuncio sul giornale. “Latina, calda, riceve in ambiente confortevole e climatizzato. Massima riservatezza”. Poche parole, pagate a caro prezzo, per accendere la fantasia dei lettori di ogni età: vecchi, giovani, ragazzini. Al numero risponde una donna dall’accento spagnolo, con un nome di fantasia, che dà appuntamento nella sua abitazione. Ma la magia creata dalle parole dura un attimo, più o meno quanto il viaggio verso il suo appartamento. Quando si arriva nella via indicata dalla giovane si scopre che quel luogo, in uno dei tanti vicoli della parte bassa del Corso Vittorio Emanuele, ha ben poco di confortevole. Una casa lurida e puzzolente, di pochi metri quadri, dove il protagonista dell’arredamento è un divano letto, strumento di lavoro per la giovane sudamericana. Se si parla poi con quella ragazza, si scopre che quel messaggio attraente non è stato scritto da lei, ma da chi la tiene in casa per attirare i clienti. La sua storia è simile a molte altre: arrivata in Italia da un paese povero, grazie a un amico che l’ha aiutata a cercare un riscatto da un’infanzia fatta di violenza e maltrattamenti. Ma l’arrivo in Italia porta a una brutta sorpresa: l’amico le dice che per sopravvivare qua in Italia bisogna fare questo lavoro. La chiude in una stanza, come un pesce nell’acquario, impigliato nella rete del racket.

La comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, è una delle associazioni più attive in Italia per la liberazione della vittime della tratta. Ed è grazie ai volontari che operano anche a Sassari che si può raccontare questa storia. C’è stato chi ha tentato un incontro con una ragazza negli appartamenti, così come c’è chi ogni settimana va a trovare le ragazze sul marciapiede di Predda Niedda. Carlo Cabras, referente per la Sardegna del servizio antitratta, spiega le differenza tra la prostituzione in strada e quella negli appartamenti. «Si tratta di un mondo molto diverso da quello della prostituzione in strada. Le ragazze che stanno negli appartamenti sono legate prevalentemente al racket sudamericano, mentre nelle strade ci sono soprattutto africane e romene. Nelle case, poi, il controllo è più forte rispetto alla strada, perché chi sfrutta le ragazze tiene il conto dei clienti e a fine giornata esige i soldi in base agli incontri che ci sono stati. È una realtà alienante, con orari d’ufficio. Le ragazze hanno soltanto un’ora d’aria al giorno, fra le 19 e le 20, poi rientrano in casa».

Sono tante le storie di criminalità che si intrecciano nel centro storico di Sassari, ma quella della prostituzione negli appartamenti rimane la più nascosta. «Spesso capita di leggere nei giornali che i vicini si lamentano per il rumore o il degrado – dice Cabras -. Gli abitanti del centro probabilmente sono impauriti della situazione che vede ogni giorno di più le organizzazione criminali impadronirsi del territorio. Eppure in pochi osano alzare la voce, in pochi si lamentano per la violenza che subiscono queste ragazze. Anzi, c’è molta ignoranza da parte di alcuni nel pensare che facciano questa vita per scelta o perché a loro piace questo lavoro. Don Benzi diceva sempre che nessuna donna nasce prostituta, ma c’è sempre qualcuno che la fa diventare tale». Per risolvere un problema così radicato non c’è una ricetta magica, ma per la Comunità Papa Giovanni è fondamentale un’azione comune tra cittadini, politici, forze dell’ordine e associazioni. «Bisogna creare una rete per mettere in campo della azioni comuni. Far capire all’opinione pubblica che in quelle case ogni giorno si consumano ripetute violenze. Il centro storico di Sassari è finito in mano alla criminalità, e la politica deve trovare una risposta. Anche se impopolare». Non va dimenticato, infatti, che il racket della prostituzione vive grazie alla collaborazione di diversi sassaresi, che lucrano dagli affitti. Ogni ragazza paga non meno di 400 euro alla settimana per un appartamento fatiscente. La cifra è alta perché chi affitta (o chi subaffitta) sa che in quel luogo c’è un mercato fiorente: il mercato del sesso.

Ma dove vanno a finire i guadagni delle ragazze? Come viene gestito il racket? Appuntamento alla prossima puntata dell’inchiesta, che sarà dedicata alla prostituzione nelle strade.

21/09/2010 di Michele Spanu da sassarinotizie.com

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