“Il fatto non sussiste” Finisce con un’assoluzione piena l’odissea giudiziaria del Borderline

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Di Massimo Mele il 11 Maggio 2011. Nessun commento

“Il fatto non sussiste”. Assoluzione con formula piena per Massimo Mele, nel procedimento che lo vedeva coinvolto in qualità di Presidente del circolo Borderline per dei fatti risalenti al 2008.

Sassari. Con l’assoluzione di ieri mattina si conclude la telenovela giudiziaria, durata più di dieci anni, che ha visto protagonista il “fu” circolo Borderline, un importante centro artistico e culturale della città, ma anche unico luogo di socializzazione per gay, lesbiche e trans. Iniziata nel 2000, anno del primo rinvio a giudizio, finisce nel 2011 un’odissea che ha visto contrapposti il Movimento Omosessuale Sardo e una condomina del palazzo di via Rockfeller, supportata da un pm frose troppo accondiscendente verso la cittadina, molto meno verso tutti gli altri cittadini gay e lesbiche rimasti, per anni, senza un luogo di incontro e socializzazione. Il procedimento avviato nel 2000, al quale sono stati accorpati i numerosi rinvii a giudizio degli anni successivi, che ha dato vita a ben tre sequestri preventivi di cui, l’ultimo, prottrattosi per più di quattro anni, si è concluso nel 2008 con il dissequestro dei locali senza neanche una parola di scuse. Sembrava la fne di un incubo costato all’associazione diverse decine di migliaia di euro tra spese legali e, sopratutto, debiti accumulati nei sei anni di sequestro “preventivo” dei locali e della strumentazione del circolo. Ma nel 2009 arriva un nuovo rinvio a giudizio: la denuncia della solita condomina spinge la pm Roberta Pischedda a firmare l’ennesimo atto giudiziario contro il Movimento Omosessuale Sardo. Eppure, fra le carte del pm, un verbale dei Vigili Urbani, giunti al Borderline in seguito alle chiamate della condomina, che recita: “… musica molto bassa, da sottofondo. Non si rileva alcuna infrazione“. Ma per la pm il verbale dell’autorità preposta a questo genere di controlli è carta straccia, la denuncia di una condomina, su più di cinquanta residenti nel palazzo, basta per ripiombare l’associazione gay e lesbica in un nuovo processo.

Massimo Mele al Queer Party

Paradossale che la sera in oggetto, al Borderline, aveva luogo un reading letterario di brani di internati omosessuali nei lager nazisti. Un’iniziativa in occasione del 27 Gennaio, giornata della memoria, per ricordare le vittime dimenticate della persecuzione nazifascista. Un processo tanto inutile quanto costoso: i vigili Urbani confermano l’assenza di qualsiasi rumore e disturbo e l’avvocato del MOS, Pietro Diaz, richiede l’assoluzione piena perchè il fatto non sussiste. Il giudice concorda: nessuna prova contro l’associazione, nessuna evidenza di reato, il processo è finito. Massimo Mele, che ha testomniato nell’ultima udienza in qualità di imputato in rappresentanza del circolo Borderline, si congratula con l’avvocato ma non riesce a nascondere una profonda amarezza “Chi ci ripaga ora degli errori commessi dal pubblico ministero? E’ possibile che la dottoressa Pischedda abbia potuto affossare un progetto importante come il centro culturale Borderline senza doversi assumere alcuna responsabilità dei suoi atti?”.
Dal MOS fanno sapere che attendono le scuse della dottoressa Pischedda per questi undici anni di persecuzioni giudiziarie e che stanno valutando anche un ricorso al CSM contro il magistrato per evitare che fatti simili si ripetano. “Abbiamo piena fiducia nella magistratura ed abbiamo affrontato tutti i procedimenti a nostro carico, ora però desideriamo che chi ha sbagliato si assuma la responsabilità dei suoi errori e, sopratutto, desideriamo tutelarci contro eventuali nuovi procedimenti a nostro carico da parte di un magistrato che non sembra “particolarmente interessata” alle tematiche portate avanti dal Movimento Omosessuale Sardo“.

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