Himmler, Rom, negazionismo, saluti romani, tonache come “camicie nere taglia XXL” ed “esplosioni biologiche” di musulmani. I deliri xenofobi e reazionari di alcuni rappresentanti della religione
Sono tempi duri per chi si sente minacciato dalla liquidità dei flussi migratori, dall’invasione dei barbari (soprattutto musulmani) e dal caos multietnico che sprigiona da questo mondo globalizzato. I punti di riferimento sono pochi, e confusi. Mancano figure forti, decisioni irrevocabili che scoccano nei cieli della nostra patria e i cari vecchi regimi totalitari nel bel mezzo dell’Europa, rimpiazzati da un’Unione che anni fa si è addirittura permessa di ripudiare le sue radici cristiane. Persino la Sacra Romana Chiesa, che in fatto di progressismo davvero non teme rivali, è troppo molle nell’inquisire i suddetti problemi. Questo, almeno, è quello che pensano alcuni preti che sembrano usciti direttamente da “Il re degli ontani” di Michel Tournier o uno spin-off di “American History X” ambientato in Italia.
UNO DUE HIMMLER – L’ultimo in ordine temporale è stato Don Virgilio Annetti, parroco di Rigutino (Arezzo), che nell’ultimo numero del suo bollettino parrocchiale (durante le festività natalizie) ha scritto:
Non ne posso più! In poco meno di una settimana tre furti si sono verifcati in parrocchia ad opera degli zingari che vengono prima a spiare e poi a portar via quello che trovano. Allora senza tanti pietismi torna in mente quell’ uomo che tentò invano, a suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perchè uno solo invece che due!
NO SCIACALLAGGIO – E perché non tre, già che ci siamo? Questo proclama di amore e di tolleranza sarebbe stato causato, come riporta La Nazione di Arezzo, da “tre furti, [compiuti] probabilmente da rom, per un totale di 300 euro e una macchina fotografica”. Don Virgilio si è poi scusato, e il suo paese si è stretto intorno a lui. “Il buon Cristiano deve saper perdonare, ma sulla Bibbia non c’è scritto a oltranza…una volta sì e l’altra no”, si legge in una lettera inviata dal consigliere Enrico Verrazzani a Arezzonotizie.it. Sempre sullo stesso sito appare anche una nota del responsabile provinciale dei Promotori per la Libertà, Francesco Conti, in cui si stigmatizza lo “sciacallaggio mediatico” di cui sarebbe vittima il prete, denunciando anche la “morale ipocrita” di chi “ha seguito e segue tutt’ora l’ideologia di un regime che nella storia ha prodotto milioni e milioni di morti”, ovvero i soliti comunisti.
SAN MARCO D’AVIANO NELLE CAMERE A GAS – Era il 2006 quando le telecamere di Annozero riprendevano una funzione officiata da Don Floriano Abrahamowicz, all’epoca capo della comunità lefebvriana del Nordest (Fraternità Sacerdotale SanPio X, il movimento scissionista e ultra-conservatore fondato dal monsignor Marcel Lefebvre nel 1970, poi scomunicato dal Vaticano nel 1988 ed infine riabilitato da Benedetto XVI nel 2009):
Se è vero che San Marco d’Aviano combatteva con la croce in mano, tirando dietro di se i battaglioni, indicando e dando precise lezioni e indicazioni tattiche di vera battaglia, io vi incoraggio a abbracciare la vita cristiana tutta intera, con tutte le sue virtù. È questa la crociata primaria da fare. E poi, con l’aiuto dell’intervento divino, certamente rispondere, se necessario, anche con l’intervento armato a un’aggressione, combattendo.
Fatto l’elogio delle crociate, nel prosieguo del servizio Abrahamowicz arrivava a dire di non riuscire proprio ad affibiare l’epiteto di “boia” a Erich Priebke, dato che la guerra era cruenta, le rappresaglie all’ordine del giorno e lui, alla fine, eseguiva solo gli ordini. Nel 2007 il prete lefebvriano fece un favore alla Lega battezzando il Parlamento del Nord e celebrando una messa in latino a Lanzago di Silea per Umberto Bossi. Quando nel 2009 scoppiò l’affaire Richard Williamson – un vescovo lefebvriano che partecipava a conferenze con storici negazionisti e aveva insormontabili dubbi sull’esistenza delle camere a gas naziste – Abrahamowicz puntualizzò la sua posizione in merito con un’intervista alla Tribuna di Treviso:
Io so che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so dirle se abbiano fatto morti oppure no, perché non ho approfondito la questione. So che, accanto a una versione ufficiale, esiste un’altra versione basata sulle osservazioni dei primi tecnici alleati che sono entrati nei campi.
IL FALÒ DEL CONCILIO VATICANO II – E per “tecnici alleati” probabilmente sono da intendersi quelli della IG Farben entrati ad Auschwitz nel 1940 per i primi accertamenti preliminari. Abrahamowicz venne espulso dalla FSSPX nell’ambito di un giro di vite operato sui suoi membri più radicali che avrebbero potuto compromettere il difficile processo di mediazione in corso con il Vaticano: il prete aveva infatti definito una “cloaca” il Concilio Vaticano II – non esattamente un messaggio di distensione. Don Floriano è tornato a far parlare di sé nel marzo del 2010, quando all’interno della cappella di Paese (Treviso), dopo aver letto il giuramento antimodernista e celebrato messa, gettò nelle fiamme il testo dell’odiato Concilio Vaticano II, chiarendo una volta per tutte il suo orientamento politico. Last but not least, Abrahamowicz è anche un fiero oppositore del signoraggio bancario.
Da giornalettismo.com