Arriva anche a Sassari, martedì 17 Aprile, per l’ultimo appuntamento della rassegna di cinema Horror queer “Queerror” al CCS Borderline, L.A. ZOMBIE, il film dell’artista e regista canadese Bruce LaBruce.
Sassari. Martedì 17 Aprile, ore 20:00, con la proiezione dei due ultimi film di Bruce Labruce Otto or up with dead people e L.A. ZOMBIE, si chiude la rassegna di cinema horro queer del CCS Borderline “QUERROR”.
Dopo essere stato censurato in Australia e bandito dalla gran parte dei festival cinematografici del paese, dopo la discussa visione al festival di Locarno, dove alcune scene sono state censurate, LA ZOMBIE approda nella nostra città per una proiezione di nicchia al CCS Borderline, unico luogo dove il film poteva essere proiettato senza problemi.
Bollato come film scandalo e pornografico, forse perchè ne esiste anche una versione porno (LA Zombie hardcore), La Zombie è stato proiettato nei principali festival internazionali ed è diventato un cult della cinematografia queer. Autore provocatorio e kitsch proveniente dalla scena punk omosessuale degli anni ottanta, Bruce La Bruce viene oggi considerato uno degli esponenti di spicco del post- porno. Suo il cult del 2004 The Raspberry Reich, che mischia insieme politica, terrorismo e tanto sesso, o il divertente Hustler White, sulla prostituzione e le perversioni sessuali a Los Angeles, o il più ammicante Skin Flick, storia di un gruppo di naziskin tedeschi, uscito sia in versione soft per il normale circuito che hard per il circuito a luci rosse.
Ma a LA ZOMBIE, interpretato dalla pornostar francese Francois Sagat, l’etichetta porno va decisamente stretta. Lo zombie che si aggira in una spettrale Los Angeles popolata di homeless e di individui diversamente disperati, non porta la morte ma la vita.
Sulla sua strada il morto vivente incontra morti morti (ammazzati in regolamenti di conti, accoltellati in risse, sfracellati in incidenti stradali, stramazzati per overdose) e li resuscita. Non mordendoli sul collo ma accoppiandosi con loro nei modi più stravaganti, utilizzando qualunque orifizio di quei corpi straziati, penetrandoli con un fallo enorme, grottesco, così dichiaratamente falso (ma non ci sono effetti speciali o interventi in post produzione: il mega pene è opera del mago dell’horror splatter Joe Castro) da indurre al sorriso più che all’orrore o, crediamo, all’eccitazione.
Lo zombie (che nell’espletamento delle sue funzioni ha i dentacci e il ghigno di ogni mostro che si rispetti, e anche di più) è una creatura schizofrenica («come il 70 per cento degli homeless» spiega il regista citando statistiche sui disordini mentali di questa categoria). Ha dunque un suo doppio, un senzatetto che vive tra i suoi simili sulla strada. Umano, troppo umano come gli altri disgraziati con cui condivide marciapiedi e luridi rifugi. «È incredibile la quantità di senzatetto che incontri a Los Angeles, anche nei sobborghi più ricchi» dice Labruce. Gente sola, privata di tutto a cominciare dall’umanità. Quell’umanità che, più ancora della vita, il mostro ridà ai morti attraverso l’atto sessuale. Una sorta di necrofilia a sfondo sociale. La bellissima fotografia (uno squallido diner diventa un quadro alla Hopper), le inquadrature immaginifiche (visto dall’interno, il cartone di un homeless si muta in un mondo a parte, immenso e fiabesco) fanno di La.Zombie un porno sì, ma d’arte. Del resto, come tiene a precisare il regista, «tutta la pornografia è arte: i film porno sono fatti da registi e interpretati da attori esattamente come tutti gli altri film».