Gli omofobi sono malati e gay repressi. Parola di Gianluigi Gessa

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Di Massimo Mele il 28 Maggio 2012. Nessun commento

Alla faccia dell’ignoranza dilagante che vuole definire a tutti i costi l’omosessualità come una malattia, il neuroscienziato di fama mondiale, Gianluigi Gessa, dimostra come al contrario sia l’omofobia stessa ad essere una malattia, una vera e propria psicosi derivante da frustrazioni e angosce, e che provoca un alto livello di infelicità.

Afferma il dottor Gessa:

Studi scientifici hanno dimostrato che più forte è l’avversione verso gli omosessuali più è latente e inconscia l’attrazione verso di loro. Se si vive ad esempio in un ambiente particolarmente ostile e conservatore è difficile, a volte impossibile, potersi esprimere. Da qui nascono nevrosi patologiche, stati di infelicità. La psicoterapia può svelarla e aiutare queste persone a vivere meglio e non esprimersi in modo dannoso proprio contro l’oggetto del loro desiderio.

Gianluigi Gessa

Non c’è niente che debba esser curato, se non l’ambiente ostile che si crea attorno a chi ha un diverso orientamento sessuale e non può decidere in santa pace di seguire i propri naturali impulsi. E’ questo che crea infelicità, l’iscrizione al genere maschile avviene attraverso un ormone derivato dal testosterone che si produce nel feto. Dunque non c’è preghiera, farmaco, psicoterapia che possa modificare l’orientamento sessuale. Il nostro cervello, se non fosse per via degli ormoni, sarebbe femmina. La Bibbia dice che Dio creò l’uomo e poi da una sua costola fece la donna. Le neuroscienze suggeriscono che prima creò la donna e poi con un’iniezione di testosterone creò l’uomo.

Le cinque principali bestialità che albergano nella testa dell’omofobo: “L’omosessualità è una volgare perversione”, “è contro natura”, “una malattia mentale che può essere curata”, “un peccato mortale”, “una scelta da scoraggiare”.

Il dottor Gessa ha presentato la sua tesi a Cagliari durante la Giornata Internazionale contro l’omofobia, descrivendo l’omofobia stessa come uno stato psicologico che necessita di cure specialistiche, in cui la patologia non sta assolutamente in un eventuale orientamento sessuale, ma in una vera e propria non accettazione di sé che porta a odiare chi invece è libero dentro l’anima e nella sua vita di mettere in atto le scelte che desidera.

In effetti, avete mai guardato la faccia di un omofobo? Quando affermano le loro tesi viriliste non guardano mai negli occhi l’interlocutore. Che abbiano paura e angoscia da vendere? Problemi loro… da curare come una malattia che vogliono per forza attribuire ad altri.

Fonte sentio.it

Lo scienziato Gessa e la cura per i gay “Non c’è: non sono malati, gli omofobi sì”

La Nuova Sardegna 19/5/2012

“Per l’omosessualità non c’è cura. Perché non è una malattia. La cura invece c’è per chi ha avversione verso i gay, li rifiuta e si scatena con aggressioni verbali e fisiche contro di loro”.

Gioca con le dichiarazioni provocatorie il neuroscienziato di fama mondiale Gianluigi Gessa. “Studi scientifici hanno dimostrato che più forte è l’avversione verso gli omosessuali più è latente e inconscia l’attrazione verso di loro – ha spiegato Gessa – se si vive ad esempio in un ambiente particolarmente ostile e conservatore è difficile, a volte impossibile, potersi esprimere. Da qui nascono nevrosi patologiche, stati di infelicità. La psicoterapia può svelarla e aiutare queste persone a vivere meglio e non esprimersi in modo dannoso proprio contro l’oggetto del loro desiderio”. Il neuroscienziato ha stilato l’elenco delle più comuni convinzioni errate, frutto di una cultura discriminatoria dura a morire: “L’omosessualità è una volgare perversione, è contro natura, una malattia mentale che può essere curata, un peccato mortale, una scelta da scoraggiare. Sono le cinque principali bestialità che albergano nella testa dell’omofobo”. E di “cervello omofobo” parlerà questa sera al Lazzaretto di Cagliari al dibattito che mette a confronto il sindaco del capoluogo, Massimo Zedda, la consigliera regionale per le parità, Luisa Marilotti, la presidente della Provincia, Angela Quaquero, esperti e rappresentanti delle associazioni Lila e Arc. La manifestazione, “L’Eredità dei corpi”, prende spunto dal romanzo omonimo di Marco Porru, edito da Nutrimenti, finalista al premio Calvino. Parole, immagini, danza, teatro, cinema, pittura, fotografia, con un tema dominante: il rifiuto di quel clichè del corpo bello e sano venduto come unico passaporto per il successo e l’inclusione sociale. “Non c’è niente che debba esser curato, se non l’ambiente ostile che si crea attorno a chi ha un diverso orientamento sessuale e non può decidere in santa pace di seguire i propri naturali impulsi. E’ questo che crea infelicità – ha sottolineato Gessa – l’iscrizione al genere maschilè avviene attraverso un ormone derivato dal testosterone che si produce nel feto. Dunque non c’è preghiera, farmaco, psicoterapia che possa modificare l’orientamento sessuale. Il nostro cervello, se non fosse per via degli ormoni, sarebbe femmina. La Bibbia dice che dio creò l’uomo e poi da una sua costola fece la donna. Le neuroscienze suggeriscono che prima creò la donna e poi con un’iniezione di testosterone creò l’uomo”.

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