Genotipo, fenotipo, identitá, orientamento sessuale ed altre ancora sono le parole che la maggior parte della societá non esplora o non percepisce, nonostante siano termini che hanno a che fare con la parte piu’ intima di milioni di persone che di quella stessa societá fanno parte.
Quando si discute di uguali diritti e di uguale dignitá sociale delle cittadine e dei cittadini omosessuali e transessuali, si parte giá dal presupposto che vi siano delle distinzioni tratteggiate, dei confini semi-invisibili che distinguono numerose battaglie diverse tra loro riunificate peró contro una fazione avversa, quasi un’orda pesante e disarticolata, a volte purtroppo assimilabile ad un plotone d’esecuzione dalle insegne eterosessuali.
E’ proprio in questi momenti in cui si fa pesante la divisione interna del mondo gay (magari anche aggravata da un’appropriazione indebita da una certa distorsione di alcune dinamiche da parte dei media) che bisogna ascoltare alcune voci che propongono una visione alternativa dell’intero collettivo GBLT.
Nel 2008 a Seattle si riunivano per la prima volta le ragazze e i ragazzi del progetto PUT THIS ON THE MAP per discutere di temi che andavano oltre il tipico coming out o il bullismo omofobo, rendendosi evidentemente conto del fatto che in una societá complessa come quella odierna puó essere riduttivo accettare di rientrare in categorie dai tratti cosí distinti.
Gay, Lesbica, Trans, Bi sono etichette che perdono forza quando nella realtá dei fatti le persone che si sentono in dovere di prendere posizione sul tema dell’uguaglianza e del rispetto hanno passati e storie personali diverse: una delle educatrici del video, Monica, viene da una famiglia omogenitoriale e nonostante non si senta di appartenere a nessuna delle categorie di cui sopra, di certo ha un bagaglio culturale che al giorno d’oggi è raro ma è sicuramente importantissimo nella costruzione del futuro delle politiche gbltq!
Ci sono delle situazioni in cui si deve uscire dall’armadio piu’ volte per cercare di semplificare e spiegare con una parola quello che, in fondo, è semplicemente il contenuto di una persona.
E se tutti questi problemi possono nascere all’interno di un collettivo considerato ‘protetto’ come quello della comunitá gay, sono comuni a tutti noi i problemi che nascono dal confronto con il mondo cosiddetto ‘normale’: a scuola, a lavoro, nello sport, con gli sconosciuti.
Se giá le problematiche legate a questioni che appartengono alla classica dicotomia “maschio/ femmina – etero/gay” meritano un certo tatto, grandissimi sono i danni che si possono subire nella vita di tutti i giorni da persone che non hanno la minima idea nemmeno dell’esistenza di alcune situazioni che invece superano o aggirano tale dicotomia.
Per questo motivo, i ragazzi del movimento hanno portato avanti nel tempo un progetto di ri-educazione all’identitá di genere e alla sessualitá, creando una serie di incontri e di insegnamento esperienziale, quasi osmotico, poi riversato in un documentario dal titolo PUT THIS ON THE MAP (segnalo sulla mappa) pubblicato quest’anno in dvd dopo un lavoro durato due anni.
Lo scopo del progetto è proprio quello di aumentare la visibilitá del collettivo Queer e di formare in maniera informale non solo i ragazzi queer, ma di usare come mezzo educativo le proprie esperienze in modo da influenzare le persone che piu’ di tutti stanno a contatto con i ragazzi ovunque essi siano e qualunque cosa decidano di fare. Non tutti hanno contatti diretti con le istituzioni o con il Presidente degli Stati Uniti, ma tutti hanno avuto a che fare con insegnanti, preti, amici e colleghi ed è a queste persone che è necessario spiegare che bisogna andare oltre il vecchio sistema di figure e ruoli eteronomi e di tappe esperienziali che possono in alcuni casi essere viste come veri e propri resti vestigiali: a che serve il coming out se si ha un orientamento sessuale permeabile e se lo stesso è solo uno tra i tanti elementi che vengono considerati spartiacque tra la persona queer e quella ‘normale’?
È forse necessario allora decostruire il concetto stesso di normalitá e potenziare le capacitá di analisi e comprensione di una vasta gamma di comportamenti e gusti che corrispondano piu’ alla persona e alla sua identitá piuttosto che alla codificazione quasi geroglifica dell’orientamento sessuale, per superare il concetto di coming out e salutare quello di una semplice affinitá di comportamenti non piu’ codificati.
Il documentario PUT THIS ON THE MAP esplora per l’appunto l’evoluzione della coscienza di sé attraverso le esperienze dei componenti, tutti giovani, di un sobborgo di Seattle e si propone come strumento educativo attivo e dinamico alternativo a quello della politica del ‘it gets better’ americano in cui persone di successo o semplici omosessuali dichiarati dicono ai giovani che ‘dopo tanti dispiaceri, alla fine si sta meglio’.
I ragazzi di Seattle sostengono che parlando delle proprie esperienze ed estendendo il concetto di sesso e sessualitá sia molto piu’ facile ‘stare meglio, adesso’.
Strani magari, ma ‘grandiosi’ come loro stessi dicono.
Visita il sito internet: PUTTHISONTHEMAP.com
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