Politiche innovative di riduzione del danno e prevenzione anche in carcere. Il 26 giugno ricorreva la Giornata mondiale contro la Droga. In questi stessi giorni la Guerra alla Droga compie 40 anni.
Lanciata da Richard Nixon nel 1971, la “War on Drugs” non ha intaccato le cifre dei consumi di tutte le droghe e quelle dei fatturati delle criminalità organizzate globali. Che al contrario sono decisamente aumentati, così come sono aumentati i costi umani e sociali legati all’abuso di sostanze stupefacenti, per non parlare di quelli militari e di polizia.
La Guerra alla Droga è stata un fallimento.
È venuto il momento di cambiare strategia. Di fondare gli interventi di contenimento dei consumi e riduzione del danno su presupposti diversi da quelli perseguiti finora, ovvero di fare riferimento alle evidenze scientifiche così come indicato dal Report sulla War on Drugs presentato il 2 giugno scorso dalla Global Commission on Drug Policy.
Il termine “riduzione del danno” fa riferimento a politiche e programmi finalizzati a ridurre i danni sanitari, sociali ed economici associati all’uso di sostanze psicoattive illecite e lecite. La riduzione del danno si inserisce in una logica di salute pubblica e di diritti umani, e utilizza un approccio pragmatico e non stigmatizzante per affrontare i problemi connessi al consumo di droga. Essa opera accanto agli approcci di riduzione del consumo, ma riconosce che un mondo libero dalla droga è un ideale irrealistico, e che gli individui e le comunità devono perciò essere dotate di informazioni e strumenti per ridurre i rischi connessi all’uso di droghe, compresa l’infezione da HIV.
La LILA chiede che anche in Italia si proceda verso strumenti innovativi di riduzione del danno,comprese le stanze per l’autoconsumo in sicurezza (safe-injection room). In Svizzera, Germania,Canada, Australia, dove sono state realizzate e monitorate da anni hanno dimostrato la loro efficacia. La prevalenza di Hiv tra i consumatori di eroina risulta ridotta e contenuta nei Paesi che hanno introdotto nuovi strumenti di riduzione del danno. In Italia, che è bene ricordare essere il paese dell’Europa occidentale che storicamente consuma più eroina, la prevalenza media è del 12 per cento, una percentuale piuttosto alta (in Germania, per esempio, è del 3-5 per cento), che in alcune regioni arriva a superare il 30 per cento. E proprio le Regioni, vista l’indisponibilità del governo, potrebbero avviare tali strumenti. Le vecchie strategie di riduzione del danno, che hanno comunque arginato la trasmissione dell’Hiv, non sono più sufficienti, oggi le diverse droghe non solo si inettano ma si fumano e si inalano.
Servono nuove strategie di prevenzione per limitare ad esempio la diffusione dell’epatite C, che può essere trasmessa “sniffando” con lo stesso strumento.
La LILA chiede anche che, come raccomandato da tutte le agenzie internazionali, a partire dalle Nazioni Unite, e come già accade in oltre 60 Paesi, gli strumenti di riduzione del danno, preservativi e siringhe sterili, vengano introdotti anche negli istituti penitenziari. Visto anche che oltre il 50% della popolazione detenuta è tale per motivi legati al consumo di droga, questa introduzione appare quanto mai urgente.
Le carceri italiane sono piene di consumatori e piccoli spacciatori, grazie a un impianto legislativo orientato alla repressione. Un impianto che non produce dissuasione, ma solo ulteriore marginalità.
È necessario rivedere la legge Fini-Giovanardi, di cui nessuno parla più da molto, troppo tempo. La Guerra alla Droga è la migliore amica dell’Hiv, ma è venuto il momento di cambiare paradigma e di mettere al primo posto i diritti umani.
Brunella Mocci
presidente LILA Sardegna