Il 12 aprile scorso, il gruppo “Generazione Famiglia” ha lanciato una petizione della durata di un anno in difesa della famiglia.
A prima vista potrebbe non capirsi il perché dello sdegno generato nel mondo LGBT dato che si parla genericamente di famiglie. Scavando non troppo a fondo, ecco emergere parte del comunicato ufficiale: l’obiettivo è quello di raggiungere il numero di firme necessarie affinché in tutti i paesi dell’Unione Europea venga approvato […] “un regolamento comunitario che definisca il significato del matrimonio e della famiglia come unione di un uomo e una donna fondata sul matrimonio o sul legame generazionale” […].
Ma non basta: alcune associazioni LGBT hanno chiesto al Commissario Straordinario di Roma, Prefetto Francesco Paolo Tronca, di illuminare il Colosseo coi colori dell’arcobaleno in occasione della prossima “Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia” che si celebra ogni 17 maggio perché, proprio in questa stessa data dell’anno 1990, l’organizzazione mondiale della sanità (Oms) decise di rimuovere l’omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie, stabilendo che non rientrava più tra i disturbi mentali.
L’Oms definì l’omosessualità, per la prima volta nella storia, come “una variante naturale del comportamento umano“. In questo modo, terminò oltre un secolo di trattamenti medici e psichiatrici per “curare” la stessa.
Ritornando alla richiesta dell’illuminazione del Colosseo coi colori arcobaleno, sempre Generazione Famiglia chiede al Commissario Straordinario Tronca di rigettare la richiesta delle associazioni Lgbt e di preservare il carattere di neutralità politica proprio di monumenti appartenenti al comune patrimonio culturale romano, italiano e universale.
Quali le loro parole? “Non possiamo fingere che l’evento internazionale del 17 maggio sia sempre più connotato politicamente nella direzione di attuare ove non imporre agli Stati novità legislative come il matrimonio gay, le adozioni gay, i matrimoni “poliamorosi” (cioè la poligamia), la presenza di corsi Gender nelle scuole e la legittimazione di barbare pratiche come l’utero in affitto. Da tempo infatti le associazioni Lgbt concentrano tutti i loro sforzi per lo smantellamento del sistema di riconoscimento legale della famiglia, tramite il matrimonio, e delle leggi che regolano i rapporti naturali di genitorialità e filiazione. Illuminare il Colosseo con i colori dell’arcobaleno significa, quindi, promuovere il matrimonio gay e l’utero in affitto, e ciò sarebbe in diretto contrasto con la nostra Costituzione!”
Ci domandiamo a quale contrasto essi si stiano riferendo dato che, ricordiamo, la volontà dei nostri Padri Costituenti è stata quella di dare “a tutti i cittadini pari dignità sociale” (Costituzione della Repubblica Italiana, Art.3, comma 1: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»). E soprattutto a quale “smantellamento del sistema legale della famiglia”. Chiedere l’estensione dell’istituto matrimoniale anche alle coppie gay e lesbiche può semmai rafforzarlo e sostenerlo. Altro che “privilegi lgbt” (vedi foto ndr): noi siamo per l’universalità dei diritti, i privilegi sono di chi non vuole estenderli agli altri.
Fa sempre ridere vedere come tantissima gente continui a confondere ciò che deriva da un contesto storico e culturale con ciò che è naturale. Credere alla famiglia naturale è come credere alla Madonna ascesa in cielo… è un atto di fede. Gli atti di fede vanno benissimo, finchè non vengono imposti alle altre persone. “Famiglia naturale”…Cosa è naturale? Tutto ciò che accade, se accade, è naturale, credere che certe cose reali siano naturali e altre no è arbitrario, è appunto un atto di fede che se pretende di porsi come principio di autorità sugli altri è violenza.
“Famiglia generazionale”…. fare figli è un valore? “Basta con la specie!”, come diceva Carmelo Bene.
“Famiglia normale” è un’espressione che al massimo può avere forse un valore statistico, non vedo perchè mai dovrebbe imporre un dover essere di qualunque tipo. “Famiglia tradizionale” fa appunto riferimento alla tradizione (alla “nostra”, NON a tutte le tradizioni, chè nel tempo e nello spazio forme molto differenti di famiglia e anche di organizzazione della parentela ci sono state e ci sono, così come modi molto diversi di vivere la sessualità)… la tradizione è un valore in sè? E perchè mai? Non vedo ragione perchè debba determinare un qualche tipo di verità.
(Che poi debba esserci per forza un’idea di famiglia di qualche tipo io qualche dubbio ce lo avrei….. perchè sempre tutti a parlare di famiglia, in un modo o nell’altro? Ma questo sarebbe un discorso lungo…)
E poi questa retorica della normalità…da parte dei “tradizionalisti” ma anche di chi della tradizione, dell’idea stessa di normalità è stato vittima fino a ieri e spesso anche oggi…. Davvero l’unica via (o la via preferibile) per chi è stato tradizionalmente discriminato ed escluso è quella di rientrare in una classificazione chiara e netta di qualche tipo, che poi presumibilmente sarà una variante allargata della normatività eterosessuale figlia anche del patriarcato, col fine di sentirsi parte di una “nuova normalità” (e la normalità, vecchia o nuova che sia, esclude perchè esclude)? Una “nuova normalità” in cui quelli che prima erano diversi diventano i nuovi uguali, ossia una parte del tutto, un tutto appiattito,composto di parti ben definite, in cui ognuno ha il suo ruolo e le sue etichette, col rischio enorme che altri “diversi” (e c’è sempre diversità perchè c’è sempre alterità) vengano discriminati e disprezzati perchè non corrispondenti a nessuna delle categorie di questa normalità nuova, aperta solo a chi si fa definire, o si definisce da solo secondo le etichette disponibili, e accetta di essere un “nuovo normale”. Se così fosse, i discriminati di ieri non otterrebbero altro che diventare gente comune nell’accezione peggiore, borghesini non troppo diversi da quelli che un tempo (e in parte attualmente) li hanno discriminati e disprezzati).
Tornando a questi movimenti “pro-famiglia”… è divertente notare anche che spesso queste persone non sanno nemmeno di cosa parlano. Poliamore e poligamia NON sono sinonimi, per esempio. Questi sentono parlare di cose che non capiscono e poi mettono tutto nello stesso “sacco” di cose che rifiutano, che rifiutano “perchè sì”.
Ringrazio Martino per il commento articolato e profondo sopra riportato.
Non posso che condividere i concetti che ha ottimamente espresso e che sono riassumibili nei seguenti punti:
– Naturalità e realtà: ogni atto che ricade nella nostra personale realtà è da considerarsi naturale. Questo implica, ad esempio, che chiunque viva un orientamento sessuale non eteronormato non possa essere considerato e tacciato come innaturale;
– Famiglia normale e/o tradizionale: chi stabilisce cosa è normale e cosa non lo è? Uso spesso un esempio, ovvero “la normalità è un’illusione. Cosa è normale per un ragno è un caos per una mosca”. Esiste un ente supremo decretato ad apporre un bollino che riporti la dicitura “vera famiglia, famiglia normale, famiglia tradizionale”? E, come ben spiega Martino, le tradizioni sono diverse da Paese a Paese e non sono statiche ma tendono ad arricchirsi e/o modificarsi nel corso della storia;
– Tradizione versus verità: le tradizioni determinano assolutismi? Ritorniamo ai concetti espressi sopra ovvero naturale, reale, normale, tradizione, verità: tutte valutazioni personali e non opinabili.
Da poliamorosa, ringrazio anche Martino per avermi offerto l’assist per chiarire il grossolano errore insito nell’accostamento tra poliamore e poligamia.
Per poliamore si intende la pratica (o la possibilità) di avere più di una relazione intima, sessuale o affettiva per volta, con il consenso esplicito di tutti i partner attuali e potenziali. Un sinonimo di poliamore è “non-monogamia etica”.
Per poligamia si intende la pratica riconosciuta socialmente e statutariamente di contrarre matrimonio con più di un partner del sesso opposto. Due ulteriori distinzioni all’interno della poligamia sono quelle di poliginia (matrimonio di un uomo con più donne) e poliandria (matrimonio di una donna con più uomini).
Un legame poligamico può naturalmente rientrare sotto l’ampio ombrello del poliamore qualora esso ne rispetti i pochi principi base di consensualità, trasparenza e onestà tra tutte le persone coinvolte.
Tuttavia, le possibili configurazioni di un rapporto poliamoroso non si esauriscono nel solo legame poligamico, peraltro ammesso solo nell’ordinamento di alcuni Paesi, e non è pertanto corretto equiparare poliamore e poligamia (da http://www.poliamore.org).