«Non sono d’accordo con tutto quello che ha detto Celentano, anche perchè Famiglia cristiana e Avvenire mi piacciono. Ma Celentano ha il diritto di dire quello che vuole. Difenderei Celentano anche se dicesse di mandare i gay ai campi di sterminio». Queste le parole di Lucia Annunziata, giornalista RAI, di cui fu pure presidente, a Servizio Pubblico, il programma di Santoro.
La frase non sfugge alle associazioni GLBT, le uniche ad indignarsi per questo palese attacco omofobico. Eppure, se invece dei gay l’Annunziata avesse usato gli ebrei, l’indignazione sarebbe certamente arrivata da tutto il mondo politico e istituzionale.
La giornalista parla infatti di paradosso, o estremizzazione utilizzata ad arte per sottolineare il concetto del suo intervento, ovvero che la libertà di opinione deve essere sempre difesa. “Ho difeso la libertà di espressione dell’artista, ma ho usato l’esempio – di proposito estremo – della ferocia antigay per rendere più chiara l’esistenza anche di una contraddizione fra questo diritto e il merito delle opinioni che si esprimono.”
Non siamo assolutamente d’accordo e crediamo che neanche lei sia d’accordo con se stessa. Basta sostituire la parola gay con ebrei, donne, giornalisti, per capire come una cosa sia la libertà di opinione, un’altra incitare all’odio ed allo sterminio di qualcuno. E questo non deve essere permesso a nessuno. Una frase infelice che non è stata male interpretata, anzi. Ma per l’Annunziata il problema non è la sua omofobia interiorizzata, piuttosto l’argomento, l’odio antigay, che andrebbe affrontato in maniera diversa.
No, cara Annunziata, la tua frase era palesemente omofobica e invece di gridare all’incompresa, avresti potuto semplicemente chiedere scusa e ammettere di avere ancora forti problemi culturali rispetto all’omosessualità.
Il 4 Marzo, invece delle scuse, l’Annunziata farà una puntata sull’omofobia. Non sappiamo chi del mondo GLBT sarà presente, ma una “marketta” televisiva non cancellerà comunque quella frase nè le mancate scuse.