Ruben, il bambino sardo-napoletano, potrà ora ritornare in Spagna come cittadino italiano e potrà ricevere cura e assistenza come tutti gli altri bambini. “Pronti alla registrazione all’anagrafe di bambini di coppie gay e lesbiche che lo dovessero chiedere” dicono i sindaci di Sassari e Cagliari Sanna e Zedda
Grazie all’intervento del sindaco di Napoli, De Magistris, l’odissea delle due donne è finita: con la registrazione all’anagrafe partenopea Ruben potrà avere il passaporto e la tessera sanitaria e, una volta a Barcellona, potrà ricevere tutta l’assistenza di cui dovesse aver bisogno.
E in Sardegna, cosa sarebbe successo? “Quando abbiamo ricevuto la mail di Marta e Daniela abbiamo iniziato tutte le verifiche amministrative e burocratiche: prima di dare disponibilità per un’azione così importante abbiamo pensato fosse meglio avere chiare tutte le procedure.” Ci dice Massimo Zedda, sindaco di Cagliari “Poi è arrivata la notizia della registrazione nel capoluogo campano e davvero va bene così: davanti a una richiesta futura saremo in grado di dare risposte più in fretta. Di sicuro” conclude Zedda “questa vicenda (la semplice richiesta di un passaporto per fare in modo che il bambino potesse tranquillamente viaggiare tra la Spagna, dove vive con le mamme, e l’Italia) è la conferma di quanto sia urgente una legge nazionale sulle unioni civili: credo sia semplicemente una questione di allargamento dei diritti delle persone“.
Dello stesso avviso Nicola Sanna, sindaco di Sassari “In una situazione del genere avrei sicuramente proceduto con l’iscrizione del bambino, bisogna prima pensare ai suoi diritti ed alla sua salute, ma ho paura che un atto del genere verrebbe impugnato subito o dichiarato nullo dal prefetto“. Ma come già verificato con la registrazione dei matrimoni il prefetto non ha il potere di annullare alcunchè, può farlo solo la magistratura e, stanti i recenti pronunciamenti della Cassazione, difficilmente un magistrato priverebbe il bambino dei suoi diritti fondamentali “Comunque sia l’avrei fatto anche come atto politico per sollecitare l’approvazione di una legge per le unioni civili e la genitorialità gay e lesbica. Incredibile che l’Italia ancora non ce l’abbia“
“Ritorneremo a Barcellona la prossima settimana” ci dice Marta, la mamma cagliaritana di Ruben. “Ci abito da sette anni con Daniela con cui abbiamo deciso di sposarci, in Spagna ovviamente, dato che in Italia ancora non si può”.
Ho letto che avete inoltrato la richiesta della registrazione anagrafica sia a Napoli che a Cagliari, che è successo?
“Dopo il rifiuto alla richiesta del consolato italiano in Spagna, non sapevamo bene che fare e abbiamo denunciato pubblicamente la notizia. Repubblica ha prontamente pubblicato una nostra intervista che ha portato diverse persone ad interessarsi del nostro caso”.
Quale era l’urgenza?
“Dopo la normale assistenza post parto, Ruben non avrebbe più avuto diritto all’assistenza sanitaria. Era un bambino senza cittadinanza e senza diritti”
Poi che è successo?
“Ci hanno chiamato in tanti, compreso l’on Scalfarotto. E’ stato bello vedere come, in Italia la società sia molto più vanti della politica”
Anche in Sardegna?
“Per quanto mi riguarda si, la mia famiglia e i miei amici mi sono sempre stati vicino, mi hanno sostenuta e anche in questo caso hanno provato ad aiutarci in tutti i modi”
Perchè la richiesta a Napoli e non a Cagliari?
“In verità abbiamo anche inviato delle richieste informali anche a Cagliari, agli indirizzi mail che abbiamo trovato sul sito, ma da Napoli hanno risposto quasi subito. Eppoi ci sembrava più naturale registrarlo nella città della mamma biologica”
La vita per le famiglie omosessuali, in Spagna, è più facile?
“A Barcellona sicuramente si, li siamo una famiglia a tutti gli effetti sia a livello politico che sociale. Ma la Spagna non è tutta così, nei piccoli paesi la situazione non è molto diversa dall’Italia. Ci sono ancora grandi problemi di accettazione. Però ci sono diversi progetti di educazione all’affettività e sul rispetto delle diversità, portati avanti da cooperative sociali e associazioni o dagli stessi comuni”
Rispetto all’educazione, hai saputo di questo movimento “No Gender” che è nato in Italia?
“Si, e lo trovo incredibile. Io faccio un dottorato a Barcellona proprio nell’area dei gender studies e leggere tali sciocchezze mi fa venire la pelle d’oca. E’ pura strumentalizzazione ma vorrei capire per quale scopo. Di sicuro alla base c’è la paura di una educazione alla sessualità. Ma le differenze esistono, sono una realtà che nessun movimento di fanatici potrà mai cancellare.
La legge sulle Unioni Civili in Italia è ferma sulla “Step child adoption”. Persino Aurelio Mancuso (ex presidente Arci Gay ndr) ha chiesto ai padri gay di fare un passo indietro, che ne pensi?
Credo che anche per lo Stato sia meglio rapportarsi con una “famiglia” piuttosto che con una “coppia” e comunque non capisco il motivo di questo scontro: i bambini delle coppie gay e lesbiche hanno già due figure genitoriali, si chiede solo un riconoscimento giuridico. E’ uno scontro puramente ideologico nel quale le prime vittime sono proprio i bambini. Se De Magistris non avesse accettato di registrare Ruben, lui ora sarebbe un bambino senza cittadinanza e senza diritti, nemmeno il diritto alla salute che è un diritto fondamentale.
Altri figli in programma?
Per ora vediamo come va con questo. Comunque si, è possibile. Ma ora sarebbe il mio turno . . .
Passerete da Cagliari prima di ritornare a Barcellona?
“No, adesso non possiamo. Verremo a Natale per passare le feste con la mia famiglia, anzi, con le mie famiglie”