Un lungo editoriale sulla Nuova Sardegna del 14 Giugno dello scrittore Ferdinando Camon per sostenere i diritti dei gay perchè “Non esiste il problema dell’omosessualità … L’omosessualità è colpevole quando è esercitata con minorenni.”. Vero sia per etero che per omosessuali, ma cosa c’entra la pedofilia con i diritti di gay e lesbiche?
L’articolo di Camon svela la malcelata omofobia di una certa sinistra, quella del politicamente corretto, quella del rispetto dei diritti, dove però, alla fine, c’è sempre un ma. In questo caso il ma non riguarda i diritti, che Camon vorrebbe riconoscere, ma la visione stessa dell’omosessualità. La domanda che sorge spontanea è semplicissima: cosa c’entra la vicenda della morte di Pasolini, avvenuta negli anni ’70, con i diritti di gay e lesbiche? Morte, quella di Pasolini, che non può certo essere raccontata, nel 2012, con dovizia di particolari (“Caricò il ragazzino minorenne alla Stazione Termini, lo portò a cena al ristorante Al Pommidoro (con due m), poi andarono su quel lido deserto e sozzo, lì fecero quel che avevano patteggiato, poi Pier Paolo si permise qualcosa di più: raccolse da terra un bastone e con la punta urtò il ragazzo sul coccige.”) senza la necessaria contestualizzazione storica, gli anni ’70, e caratteriale, un Pasolini non certo esempio di liberazione sessuale. Probabilmente lui non sarebbe andato in piazza a gridare l’orgoglio di una condizione che non sembra aver vissuto con particolare “accettazione”. Ma discutere su come vivesse la sessualità Pasolini, in un discorso contemporaneo sui diritti di gay e lesbiche, sul matrimonio e, sopratutto, sulle adozioni a coppie gay, non è solo fuorviante, è malignamente omofobico! Significa portare l’attenzione su una sessualità morbosa, vissuta da un ricco borghese represso nella Roma di quaranta anni fa, piuttosto che nell’affettività di coppie gay e lesbiche che vivono senza sensi di colpa e liberamente le loro relazioni, la loro affettività e anche la loro sessualità.
Un articolo presuntamente favorevole ai gay ma in realtà profondamente omofobico e portatore di un concetto negativo di omosessualità, un concetto così superato che può essere compreso solo se si guarda la data di nascita dello stesso Camon, ovvero il lontano 1935. Settantasette anni sono un’eta più che eccessiva per andare in pensione. Caro Ferdinando, abbandona la penna e goditi la vecchiaia, ne hai bisogno!
Ecco il testo integrale dell’articolo incriminato:
Se alla domanda: «Ci sono omosessuali tra i calciatori della nostra nazionale?», Cassano avesse risposto: «Embè? Non è un problema per nessuno», avrebbe fornito una risposta saggia. Invece ha detto: «Froci in nazionale? Speriamo di no», e qui ha messo due offese: la parola «frocio» e «speriamo di no». Perché «speriamo di no» contiene il concetto che essere «frocio» sia una disgrazia. Ma Cassano non sa parlare, non è padrone della lingua, non è questo che si pretende da lui. Probabilmente non sa neanche cosa vuol dire «froci». È una parola che ha una storia. La inventarono i romani che abitano a Borgo Pio, di fronte al Vaticano, sulla destra avendo in faccia San Pietro.
È un quartiere ad alta densità di alberghi, trattorie, bar. In quei locali andavano a bere (vanno ancora, suppongo) le guardie svizzere. Gli abitanti di Borgo Pio vedevano i romani, di sera, andare a donne, e le guardie svizzere andare a bere, e così pensarono che per le guardie l’alcool sostituisse il sesso. Uscendo dalle trattorie questi soldati avevano il naso e i buchi del naso, le frogie, rossi per l’alcool. Presero a chiamarli “frogioni” per dire che non vanno a donne. C’è disprezzo nel nome, ma forse Cassano non lo sa. Ma perché dare importanza alla lingua, al lessico, al sistema mentale di un calciatore? Una volta a Van Basten, leggendario centravanti del Milan, chiesero: «Sugli spalti han cantato un coro razzista, cosa ne pensa?», e lui rispose: «Non potrebbe fregarmene di meno». Italo Cucci commentò: «L’uomo è fatto così, prenderlo o lasciarlo», e subito aggiunse: «Io lo prenderei». Matthaeus, grande attaccante dell’Inter, aveva ormai smesso di giocare, quando camminando per una strada di Monaco vide un barbone ed esclamò: «Che peccato che Hitler si sia dimenticato di te!». È più grave. Ma forse è altrettanto privo d’intelligenza. Più grave di tutte è la scena che segue. Bersani ha pronunciato una frase neutra, onesta, etica: «Vorrei metter fine al far-west che regna nei diritti degli omosessuali». Immediatamente un alto esponente del suo partito, Giuseppe Fioroni, ha ribattuto: «Allora io mi candido come leader al tuo posto». Questo è gravissimo. Che nel Partito Democratico si sia pronti alla spaccatura per bloccare i diritti agli omosessuali, che si boicotti la volontà di mettere ordine, che si voglia lasciare la selva selvaggia che c’è adesso, questo è il segno di arretratezza della nostra società.
C’è negli eterosessuali il retro-pensiero che gli omosessuali siano eterosessuali, che per perversione si comportano da omosessuali: fanno violenza alla natura. E cioè: l’omosessualità è una colpa contro natura (perciò Pio X la metteva tra «i peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio»). Se si riuscisse a calare nel cervello della gente il concetto che gli omosessuali seguono la loro natura, come noi la nostra, questa morbosa ostilità svanirebbe. Non esiste il problema dell’omosessualità, esiste il problema dell’incomprensione dell’omosessualità. L’omosessualità è colpevole quando è esercitata con minorenni. Purtroppo così faceva Pasolini. Ci rimise la vita per questo. È inutile che ci giriamo intorno, è morto così come dice la versione ufficiale. Caricò il ragazzino minorenne alla Stazione Termini, lo portò a cena al ristorante Al Pommidoro (con due m), poi andarono su quel lido deserto e sozzo, lì fecero quel che avevano patteggiato, poi Pier Paolo si permise qualcosa di più: raccolse da terra un bastone e con la punta urtò il ragazzo sul coccige. Il ragazzo s’infuriò. È la versione ufficiale, a me l’ha raccontata Moravia. Una morte per omosessualità, ma anche per pedofilia. Pasolini era un grande poeta, grande narratore e grande regista, ma come uomo sbagliava: non si va a bambini o ragazzini. È lo stesso errore di certi eterosessuali: non si va a bambine o ragazzine. Ma le guardie svizzere che sbevazzano nei bar di Borgo Pio non c’entrano niente: se escono con lo scontrino, sono a posto. E se noi prendiamo atto che gli omosessuali seguono la loro natura, dargli i diritti vuol dire mettersi in linea con la nostra Costituzione. O lo fa la Sinistra o non lo fa nessuno. O lo fa adesso o non lo farà mai.
Ferdinando Camon
(fercamon@alice.it)
ancora con questi vecchi concetti populisti??saremo mica noi che ci vojamo ‘nfrocià,tanto per il gusto di voler mettere zizzania…lasciamo perdere,nonvoglio fare demagogia.al pride di cagliari se verrò sarò con etero,ho la presunzione di pensare che cercate di tirare acqua al nostro mulino.non è storia di questi tempi.guardiamo il bene comune…
cioè??