E’ morta a Parigi all’eta’ di 58 anni Maria Schneider, l’attrice francese protagonista con Marlon Brando di “Ultimo tango a Parigi”. Era da tempo in cura per un tumore. La sua storia di attrice rimarra’ per sempre legata all’Ultimo tango a Parigi. Il capolavoro di Bernardo Bertolucci che scandalizzo’ e non soltanto i benpensanti alla sua uscita nelle sale cinematografiche, perche’ triste, decadente, erotico su cui si abbatte’ naturalmente anche la scure della censura, prima che la pellicola fosse giudicata un capolavoro, trasformando Maria Schneider in un sex symbol. Cosi’ e’ entrata nella storia del cinema, e per sempre per un film che ha anche odiato.
Mai un regista prima di Bertolucci aveva dato una immagine cosi’ primitiva, cosi’ carnale del rapporto tra Jeanne e Paul. E Maria Schneider cosi’ sfacciata, con quell’eterna aria da bambina capricciosa e trasgressiva che nella vita vera non e’ neppure riuscita ad arrivare al suo cinquantanovesimo compleanno che avrebbe compiuto tra un mese, rimase a lungo condizionata da quell’ultimo tango per il quale nutriva una specie di odio-amore, come lei stessa dichiaro’ in piu’ occasioni. Ma dopo essere stata celebre per aver lavorato nel film di Bertolucci, ed essere stata chiamata anche da Michelangelo Antonioni per Professione Reporter che usci’ nel 1975, l’attrice francese nata a Parigi nel 1952, che in realta’ esordi’ nel cinema gia’ alla fine degli anni sessanta, era di una bellezza dal fascino selvaggio che la rese convincente nelle sue interpretazioni drammatiche, come lo fu nel film di Franco Zeffirelli Jane Eyre, dove aveva il ruolo della moglie impazzita del protagonista principale William Hurt, il bel tenebroso Rochester. Il film usci’ nel 1995.
Schneider che aveva ottenuto subito le due piu’ importanti occasioni della sua carriera cinematografica, con Bertolucci era infatti Jeanne, l’amante di Brando, nel trasgressivo Ultimo tango a Parigi, mentre per Antonioni era la misteriosa amante di Nicholson nel suggestivo Professione reporter, aveva avuto la possibilita’ di lavorare ancora una volta con un grande del cinema italiano. Nel 1982 aveva lavorato pure in Cercasi Gesu’, di Luigi Comencini.
Anche il suo aspetto era scontroso e ribelle. Interpreto’ pure una ragazza di vita nel film La derobade – Vita e rabbia di una prostituta parigina (1979) di Duval, poi dagli anni ottanta si lascio’ tentare ma pochissimo anche dalla televisione. La sua vita, forse condizionata da quel ruolo cosi’ tanto criticato nel film di Bertolucci, e’ stata soprattutto segnata dall’assenza di un padre, l’attore Daniel Gelin che non aveva voluto riconoscerla. Non e’ un caso che poi Schneider abbia coltivato la passione per il cinema fin da piccola. L’ultima sua apparizione sul grande schermo risale al 1998 in Qualcosa in cui credere.