Mentre in Parlamento continua, lentamente, la discussione sul riconoscimento delle Unioni Civili, le aziende si organizzano autonomamente per riconoscere pari diritti ai loro dipendenti. Dopo l’accordo di Intesa Sanpaolo del Luglio 2014 è la volta della Synlab, la multinazionale di analisi e diagnostica. Ma l’intesa fa riferimento ai registri delle unioni civili che in molte città, Brescia compresa, non sono presenti.
L’accordo, sottoscritto con i sindacati Cobas e Cub, riguarda tutti i 600 dipendenti del gruppo, la metà dei quali a Brescia e provincia. Le premesse dell’intesa spiegano il senso dell’iniziativa, laddove si ricorda che «la comunità italiana è caratterizzata dal crescere di forme e legami affettivi connotati da una convivenza stabile e duratura, che tuttavia non possono concretarsi nell’istituto del matrimonio» e che «Synlab intende riconoscere a tutti i propri dipendenti pari dignità sociale ed eguaglianza». Sempre nella premessa viene sottolineato che i registri comunali delle Unioni civili risulterebbero essere il mezzo più idoneo per individuare e tutelare le coppie di fatto.
In realtà i registri non sono presenti in tutti i comuni e, soprattutto, non è presente a Brescia dove il sindaco Del Bono, PD, ha già fatto sapere che la materia è di competenza nazionale e non comunale. Un accordo inutile dunque? Fra un anno le parti si ritroveranno per valutare l’effettività della tutela riconosciuta e ridiscutere, se è il caso, modalità ed obiettivi. «Synlab è presente in tutta Europa – sottolinea il direttore delle Risorse umane Andrea Rube – e spesso nel confronto con i colleghi emergeva che noi fossimo la mosca bianca, l’unico paese senza una legislazione in materia». Di qui la volontà di adeguarsi all’Europa. «L’unica differenza – osserva Rube – è che ovviamente noi facciamo la nostra parte ma non interveniamo sulle competenze dell’Inps sui contributi o su altro, anche perché altrimenti si creerebbe una discriminazione nei confronti degli altri lavoratori». Il messaggio e la valenza dell’accordo sono comunque evidenti: «Nel nostro piccolo vogliamo dare un segnale, consapevoli che in Italia una legge in materia viene continuamente rinviata».
“Dalla multinazionale tedesca abbiamo preso tante cose brutte su ritmi e organizzazione del lavoro, adesso prendiamo anche una cosa bella. I problemi lavorativi esistono, ma questo accordo è molto positivo e non è stato chiesto nulla in cambio” afferma Mauro Del Bono, delegato sindacale dei Cobas uno dei due sindacati ad aver sottoscritto l’accordo senza l’avallo di CISL e CGIL. Alberto Pluda, segretario generale della Fisascat (CISL) bresciana: «Con tutti i problemi che abbiamo in questo momento, non mi sembrava un argomento prioritario. Preferiamo attendere una legge nazionale alla quale ispirarci». «Nel merito siamo sempre stati d’accordo e abbiamo lavorato per fare in modo che l’intesa fosse il più unitaria possibile – afferma Giuseppe Leone, segretario generale della Filcams Cgil – ed è incredibile che su un tema così importante sia stata data un’accelerazione simile. L’auspicio è che non ci siano strumentalizzazioni». «La Cgil – spiega Rube – ha mostrato interesse ma ha sempre rinviato la firma. Dopo due mesi abbiamo deciso di trovare l’accordo con chi ci stava».
Fuori dalle polemiche sindacali, l’accordo è molto significativo e apre a diritti per le coppie di fatto o per chi ha contratto matrimonio all’estero con altra persona del suo stesso sesso: permessi per decesso o grave infermità del partner, aspettativa per gravi motivi familiari e congedo matrimoniale. «Le parti – conclude l’intesa – si rendono sin d’ora disponibili, qualora intervenissero modifiche alle norme contrattuali o legislative sulla materia, ad uniformare il presente accordo alle mutate discipline».
Accordo teoricamente molto positivo ma di difficile realizzazione, soprattutto per chi vive in comuni privi di un registro delle Unioni Civili, come ad esempio Brescia, che è anche sede dell’azienda. Verificare l’effettiva presenza di una coppia di fatto è piuttosto difficile in assenza di una legge nazionale. Intesa Sanpaolo ha scelto lo strumento della famiglia anagrafica che, per quanto presenti alcune criticità come il cumulo dei redditi, è frutto di una legge nazionale per cui accessibile a tutte le coppie su tutto il territorio nazionale. I registri delle unioni civili sono invece presenti in pochissimi comuni per cui un accordo del genere potrebbe risultare unicamente simbolico e senza alcuna conseguenza pratica.
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