Lo scrittore e storico francese Dominique Venner, 78 anni, muore il 21 Maggio del 2013.
Già membro del movimento terrorista nazionalista OAS, ha deciso di seguire la linea radicale di estrema destra fino in fondo, mettendosi in bocca una pistola e premendo il grilletto davanti all’altare di Notre Dame a Parigi.
Poche ore prima pubblicava sul suo blog un articolo in cui incitava gli omofobi a mettere in atto una serie di azioni radicali in contrasto con l’approvazione della legge francese che sancisce l’uguaglianza tra cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
“Una legge schifosa, una volta approvata, può sempre essere ritirata […] saranno necessarie nuove, spettacolari e simboliche azioni per risvegliare la gente dal proprio compiacimento […] Inizia un’era in cui alle parole vanno accostati dei fatti” diceva Venner, prima di immolarsi in nome dell’odio razziale e dell’intolleranza.
Secondo lo scrittore appassionato di armi e di politiche repressive infatti, la legge sull’estensione dei diritti del matrimonio alle coppie omosessuali sarebbe stata l’apripista per un’invasione islamica e per l’applicazione in Francia della sharia.
Mentre leggo le notizie su quest’uomo non faccio che pensare ad un ipotetico parallelo con la morte di Yukio Mishima: scrittore, filosofo, nazionalista e personaggio di spicco della società giapponese del dopoguerra, Mishima tentò un colpo di stato e si uccise tramite seppuku nel Novembre del 1970.
Tale parallelo è però totalmente inopportuno per un paio di motivi: mentre Mishima, segretamente omosessuale (ricordiamolo), si toglieva la vita per il naufragio del suo progetto di liberazione culturale e politica del Giappone nei confronti delle potenze che avevano vinto la seconda guerra mondiale, Venner è un personaggio mosso semplicemente dall’odio per il diverso: la paura dell’omosessualità, la paura dell’islam, la paura dell’avanzare di un processo democratico che porta all’estensione dei diritti civili a cittadini e cittadine francesi lo hanno portato all’atto estremo di convertirsi nella peggiore drama queen degli ultimi anni.
L’altro parallelo che mi viene in mente è l’accostamento tra suicidio per omofobia subìta e omofobia arrecata: potrebbe essere Venner più che un martire della decadente supremazia nazionalista francese una vera e propria vittima dell’odio per l’omosessualità al pari dei teenager GLBTQI che ogni anno, tristemente, si tolgono la vita?
E’ un parallelismo che, per decenza, non voglio sostenere più di tanto.
Ma è un parallelismo che mi riporta a quel claim che ho tante volte ripetuto durante le manifestazioni contro l’omofobia che ho contribuito ad organizzare a Cagliari negli ultimi anni: “la violenza non è un atto, è un’attitudine”.
Mentre i teenager (e anche i non più teen) lesbiche, trans e gay si tolgono la vita perchè sentono falsa la promessa di un mondo migliore pronto ad accettarli come persone pensanti e non come devianze, Venner decide di piantarsi una pallottola nel cranio, bloccando l’afflusso turistico di uno dei maggiori landmark parigini, perchè vede che la promessa di quel mondo migliore si sta compiendo.
Per Venner, la morte è un vero e proprio contrappasso: “mi uccido perchè la società francese sta democraticamente seguendo i propri principi costituzionali, mi uccido perchè sta fallendo quella visione del mondo in cui le differenze naturali vengono colpevolizzate e sottomesse e per me quel mondo piatto e nero non può diventare ancora più piatto e nero”.
Sostanzialmente, una morte che è essa stessa una metafora del fascismo: “se esiste il fascismo non esistono le altre ideologie”. Il sacrificio dello scrittore è niente più che un mattone posato su un muro di Parigi che molti hanno deciso di demolire per il bene di tutti.
Posso dedicare adesso a Venner un’elegia funebre tutta particolare, diametralmente opposta a quelle che abbiamo dedicato a giovani come Daniel Zamudio, Mattew Shepard e a tutte le altre persone GLBTQI sepolte troppo presto.
Dannati omofobi, seguite l’esempio di Venner se non ce la fate più. Io vi compatisco. Il vostro modello di segregazione sta fallendo, tirate i remi in barca e comprendete finalmente che IT GETS WORSE, che più combattete per spargere odio, più le cose diventano peggiori anche per voi.
La società non è una sola, la società è piena di contrasti e differenze e voi siete i dinosauri destinati ad estinguervi, nel nome della logica e di quanto più è giusto a questo mondo.
E’ sempre l’odio a premere il grilletto, ma potete fermarvi un secondo prima e fare come noi gay, lesbiche, transessuali, bisessuali, queer, genderqueer, intersessuali: potete decidere che la vostra vita vale più di un modello imposto dalla religione e dal totalitarismo.
Scoprirete che c’è un’altra vita da vivere appieno, che non è regolata da quello che gli altri pensano di voi.
Chiudo con la lettera di suicidio di Evelyn McHale, stranamente appropriata in questa situazione: “He is much better off without me … I wouldn’t make a good wife for anybody”.
Stefano S Magrini
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