I migranti in Italia sono 5 milioni, 33 mila in Sardegna, e contribuiscono all’erario per 11 miliardi di euro. Un miliardo in più di quanto viene speso per loro. Ma la politica dell’odio degli ultimi anni ha contribuito alla crescita esponenziale di paura e razzismo
La Caritas e Migrantes presentano il 20° dossier sull’immigrazione in Italia e sfatano alcuni miti utilizzati strumentalmente da una politica che soffia sul razzismo per aumentare i propri consensi. Nel 1990 erano mezzo milione e, con la Legge Martelli Martelli (L. 39/90) si cercò di definirne spazi e modalità d’ingresso.
In questi 20 anni la popolazione degli immigrati regolarmente soggiornanti è cresciuta di quasi 20 volte fino ad arrivare a 4 milioni e 919 mila (1 immigrato ogni 12 residenti) contro il dato dell’Istat che all’inizio del 2010 ha registrato 4 milioni e 235 mila stranieri residenti in Italia.
Le difficoltà legislative per entrare nei circuiti regolari – denuncia la Caritas – ampliano il numero di migranti considerati criminali, impongono spese maggiori per la repressione sottraendo risorse all’accoglienza, portano a misure come i respingimenti in mare non solo inutili ma fondamentalmente inadeguati a delineare soluzioni di prospettiva. Il rapporto Caritas mette il dito nella piaga non soltanto evidenziando come la presenza migrante risulti come parte integrante della società italiana, non solo dimostrando come, al di là di slogan di facciata, ci sia una maturità diffusa per l’estensione dei diritti di cittadinanza, ma anche di quanto un banale rapporto fra entrare ed uscite fa considerare tale presenza fondamentale. Le entrate nel 2008 per lo stato italiano, derivanti dagli immigrati toccano quasi gli 11 miliardi di euro, le “uscite”non raggiungono i 10. E questo in un contesto in cui fra le “entrate” ci sono i balzelli iniqui per permessi di soggiorno e cittadinanza (100 milioni di euro), fra le uscite oltre 2 miliardi e mezzo riguardano interventi di carattere repressivo, carcere ed espulsione, a dimostrazione di una condizione di diritto asimmetrico che rappresentano la cifra dell’immigrazione in Italia.
Come sono distribuiti nel territorio i quasi cinque milione di immigrati che contribuiscono alla produzione del prodotto interno lordo per l’11%:
La Lombardia accoglie un quinto dei residenti stranieri (982.225, 23,2%). Poco più di un decimo vive nel Lazio (497.940, 11,8%), il cui livello viene quasi raggiunto da altre due grandi regioni di immigrazione, il Veneto con 480.616, 11,3% e l’ Emilia Romagna con 461.321, 10,9%, mentre il Piemonte e la Toscana stanno un pò al di sotto (rispettivamente 377.241, 8,9% e 338.746, 8,0%).
Roma, che è stata a lungo la provincia con il maggior numero di immigrati, perde il primato rispetto a Milano (405.657 rispetto a 407.191). L’incidenza media sulla popolazione residente è del 7%, ma in Emilia Romagna, Lombardia e Umbria si va oltre il 10% e in alcune province anche oltre il 12% (Brescia, Mantova, Piacenza, Reggio Emilia). Le donne incidono mediamente per il 51,3%, con la punta massima del 58,3% in Campania e del 63,5% a Oristano, e quella più bassa in Lombardia (48,7%) e a Ragusa (41,5%). I minorenni sono poco meno di un milione, il 13% è di seconda generazione, per lo più bambini e ragazzi nati in Italia. I figli degli immigrati iscritti a scuola sono 673.592 e incidono per il 7,5% sulla popolazione scolastica.
Infine, il dossier presentato dalla Caritas spiega che la collettività romena è la più numerosa (con poco meno di 1 milione di presenze), seguono albanesi e marocchini (circa mezzo milione ), mentre cinesi e ucraini sono quasi 200 mila. Gli europei sono la metà del totale, gli africani poco meno di un quinto e gli asiatici un sesto, mentre gli americani incidono per un decimo.
Il rapporto Caritas, presentato anche i Sardegna, fornisce l’immagine di un’Isola che da territorio di transito migratorio, è diventata oggi meta, forse definitiva, per 33 mila stranieri, 38 mila con le persone in possesso di regolare permesso di soggiorno. Al vertice della graduatoria delle collettività straniere residenti nell’isola i romeni (24,8%), il doppio di quella marocchina al secondo posto, al terzo la Cina (7,7%) che ha superato alla grande il Senegal (6,8%). Seguono Ucraina (4,6%), Germania (4,3%), Filippine (3,8%), Polonia (3,4%). Più numerose le donne (55,3%). La componente maschile prevale soltanto tra marocchini, cinesi e senegalesi. Nonostante la crisi economica più devastante in un tessuto strutturalmente debole come quello sardo, nel corso del decennio 2000-2009 il numero degli assicurati Inail nati all’estero è passato da 9.711 unità a 23.127 dell’anno scorso con un incremento medio annuo del 10,4%. Oltre 14 mila persone sono impiegate nel settore alberghiero e della ristorazione, quasi 6 mila nell’industria (il 58% nell’edilizia), 1800 lavoratori immigrati operano nell’agricoltura e nella pesca.
Fra i banchi di scuola prevalgono gli studenti di cittadinanza marocchina (28,8 % del totale degli studenti stranieri), seguono romeni (18,7%), cinesi (8,3%), filippini (4,5%), polacchi (3,4%), tedeschi (3%), ucraini (2,8%).