Rigettato un ricorso di una coppia gay che voleva sposarsi. “Essenziale la diversità di sesso nel matrimonio”
ROMA – Ancora una volta la Corte Costituzionale dice di no alla possibilità per i gay di sposarsi. Nella sentenza numero 4 del 2011, ha respinto il ricorso di una coppia omosessuale che si opponeva alla decisione del loro Comune di non pubblicare le partecipazioni di matrimonio. La Corte Costituzionale ha deciso che in questo caso non si applica l’articolo 3 della Costituzione, che parla di eguaglianza dei diritti, ma una particolare interpretazione dell’articolo 29 della Costituzione che sottintende (in base alla normativa inserita nel Codice Civile) che quando si parla di famiglia, si parla di coniugi di sesso diverso.
Soddisfazione da parte del Popolo della Libertà, da sempre conmtro il riconoscimento di diritti ai gay, espressa dal capogruppo al Senato, Maurizio Gasparri: “L’importante sentenza della Corte Costituzionale sul matrimonio dovrebbe mettere a tacere quanti proponevano assurdi matrimoni gay. Una sentenza su cui potranno meditare non solo a sinistra, ma anche quanti hanno tradito gli elettori di centrodestra sostenendo tesi errate. La famiglia va difesa non solo in nome di valori religiosi, fondamentali, ma anche secondo i principi laici della Costituzione”.
Tuttavia resta un quesito, in punta di diritto. La richiesta di pubblicazioni – che nessun Comune accetterà mai di fare – per un matrimonio gay e il successivo ricorso prima al Tribunale Civile e poi alla Corte Costituzionale, è un escamotage che le associazioni gay cercano di usare proprio per avere riconosciuto il diritto ad un matrimonio che la legge del Codice Civile non gli dà. Sostenere da parte della Consulta che non c’è discriminazione perchè è il Codice Civile che stabilisce il matrimonio solo tra coniugi di diverso sesso, quando la discriminazione è proprio nelle norme del Codice Civile che stabiliscono il matrimonio solo tra coniugi di diverso sesso, appare un cane che si morde la coda.
Da julienews.it